Sabato…non si muoveva una foglia…(24/06/06) Il pennone era in ombra, ma siamo arrivati tardi e quando siamo (finalmente) arrivati all’attacco era mezzogiorno e la parete era completamente al sole. Assolutamente da evitare in questo periodo se non la si intende attaccare la mattina presto. L’avvicinamento non è assolutamente banale, gli ometti ci sono, ma si deve anche interpretare un po’. Ovviamente, siamo stati sicuramente penalizzati dalla nostra inesperienza e dalla calura che era veramente soffocante. Ci siamo fermati un paio di volte perché non riuscivamo a smettere di sudare e grondavamo come fontane con gli occhi che frizzavano per il sudore… Il sentiero è comunque visibile ed individuarne l’inizio è facilissimo; meno facile è star tranquilli sul paleo ripido del tratto finale. Una volta sotto al pennone, il sentiero prosegue sulla destra e, non appena si individua la placconatina, va percorsa fino all’attacco della via (leggermente a sinistra). Il nome della via è chiaramente indicato all’attacco e lo si riconosce anche dalla maglia rapida al primo spit (dalla quale, come consigliato, abbiamo fatto un ulteriore doppia per evitare di scendere sulla placca bollente). Una volta all’attacco abbiamo avuto il dubbio se farla o meno sempre a causa del bollore e dall’esposizione (ovest) che non ci avrebbe sicuramente risparmiato…però…beh…magari in alto si respira, no?! Ed è così, già alla prima sosta si percepisce una bava di vento e la cosa migliora sosta dopo sosta… I tiri sono abbastanza lunghi, i quinti sono onesti, di continuità e non certo spittati ascellari, anzi (il che fa bene alla psiche). L’arrampicata non presenta grosse difficoltà anche grazie ad una roccia molto bella, di facile lettura e che offre mille modi di salire (piedi e mani in quantità). Come ha detto il mio socio, per salire, basta dondolare…a parte il secondo tiro…che noi abbiamo azzerato fino a quando si ristabilisce in verticale e dove, comunque, non è certo facile. Il terzo tiro l’ho sofferto un po’, penso soprattutto causa calura, ma la roccia era bellissima e si stava sempre su intrusioni oblique che offrono una tranquilla arrampicata di continuità. Un paio di strapiombetti brevi e ben ammanigliati permettono di venir fuori anche dagli ultimi due tiri sopra, ed è carina una placca molto liscia prima della conclusione del penultimo tiro con la catena in vista. L’ultimo tiro è un po’ sporco e fra le “fresche frasche”, ma porta alla fine della via in un posticino ombreggiato che permette di riposarsi, e sedersi un po’ per recuperare (manca la spina della birra però…). Un occhio va dato alle calate in doppia. Essendo la roccia caratterizzata da queste intrusioni (non so se sia il termine più idoneo… mi si perdonerà) è anche facile che la corda recuperata vi resti impigliata. Non abbiamo mai avuto problemi nel recupero del nodo galleggiante, ma una volta che la corda liberata veniva giù, in più occasioni abbiamo dovuto scastrarla. Fortunatamente non si è mai imbastardita al punto di costringerci a risalire, ma, comunque, è una cosa da tenere in considerazione. Purtroppo…una volta a terra…abbiamo ritrovato aria ferma e siamo ripiombati nell’afa… Secondo noi, in questo periodo, è una via da attaccare alle otto di mattina o prima… In conclusione, arrampicata divertente, sempre ben protetta, bella roccia, soste impeccabili; nel difficile, spit a distanza di braccio per permettere di azzerare, nei punti di quinto, un po’ di controllo mentale non guasta, ma quella roccia non ti fa mai stare in ansia. Grazie mille Sig.Vigiani!
[ Modificato da Plastic_Smoker On 26/6/2006 12:31 ] |