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Vie e Multipitch : Alpi Apuane Monte Procinto Parete Est Via Gioie e Dolori
Inviato da tc il 10/8/2022 05:29:47 (1146 letture)


 [VIE LUNGHE] Alpi Apuane - Monte Procinto - Parete Est - Via "Gioie e dolori"
  
Non c'è due senza tre, così dice un proverbio e visto che ci ha azzeccato eccomi di nuovo a relazionare la mia terza via chiodata al Procinto. Mentre stavamo finendo di sistemare la via Diedro delle sorprese avevo visto che alla sua sinistra ci poteva venire una via altrettanto bella, l'unico problema era riuscire a trovare un'attacco indipendente visto che in quel tratto di parete ci sono parecchi monotiri e passa anche Menestrella, una via di tre tiri, altro problema era riuscire a salire senza ricorrere all'artificiale, perlomeno questo era il mio intento! di ... Claudio Bacci (continua su ROCKDOCG >> (TL)


 Alpi Apuane - Monte Procinto - Parete Est -
Via Gioie e dolori


di Claudio Bacci e Edoardo Mutti
INTRODUZIONE
   Non c'è due senza tre, così dice un proverbio e visto che ci ha azzeccato eccomi di nuovo a relazionare la mia terza via chiodata al Procinto. Mentre stavamo finendo di sistemare la via Diedro delle sorprese avevo visto che alla sua sinistra ci poteva venire una via altrettanto bella, l'unico problema era riuscire a trovare un'attacco indipendente visto che in quel tratto di parete ci sono parecchi monotiri e passa anche Menestrella, una via di tre tiri, altro problema era riuscire a salire senza ricorrere all'artificiale, perlomeno questo era il mio intento! Nell'estate del 2019, dopo aver ripetuto al Procinto nel settore "Circo" il monotiro Hiroshima mon amour, via che fino a pochi anni fa non avrei mai pensato di riuscire a salire, penso che la forma per il mio intento sia ottima. Manca solo il compagno... Purtroppo tra i miei attuali compagni di scalata non c'è nessuno che sia interessato a chiodare, soprattutto dal basso. Nell'attesa di trovare quello giusto per aprire insieme la nuova via, comincio a chiodarne la partenza chiedendo di farmi sicura ad alcuni miei amici (Alessio Federigi, Nicolas Tesconi, Paolo Gabrielli e Riccardo Todisco) mentre sono intenti a arrampicare nelle vicinanze alternandosi tra loro. Così il 18 Agosto 2019 hanno inizio le danze. La linea del tiro di attacco che ho individuata sembra apparentemente fattibile ed è pochi metri a sinistra dell'attacco di Menestrella. Salgo qualche metro mettendo il primo fix, poi inizia il bello! Pur arrivando nel punto dove vorrei mettere il secondo fix, non riesco a lasciare una mano per poter prendere un cliff ed agganciarmi, di conseguenza arriva il primo "tieni che volo!" e, nonostante la gran differenza di peso riesco a spostare anche Riccardo che mi fa sicura, dal momento che c'è solo un rinvio tra me e lui. Salgo altre due volte fino allo stesso punto ma, il risultato è sempre lo stesso: un bel voletto. Decido allora di prepararmi la fettuccia che tiene il cliff già avvolta alla mano e così, arrivato al punto cruciale, riesco finalmente ad agganciarmi. Pulisco dalla terra anche una piccola clessidra e mi assicuro anche a quella riuscendo finalmente a piantare il secondo fix, peraltro assai più in basso di dove avrei potuto, così da facilitare il moschettonaggio ai futuri riprtitori (me compreso). Salgo di nuovo e simulando il moschettonaggio scelgo il punto dove mettere il terzo fix, non molto distante da dove ero arrivato ad agganciarmi con il cliff. Provo a rimettere il gancio nello stesso punto di prima ma, il dentino di roccia che lo teneva si è rotto e non tiene, allora provo ad agganciarmi con un ancorina ma, anche questa per tre volte di fila si sgancia ed altrettante volte vengo giù. Provo quindi a forare attaccandomi alla piccola clessidra, purtroppo però la punta del trapano non lavora in asse con la roccia e solo per pochi centimetri non riesco nel mio intento. Alla fine mi arrendo e aiutandomi con un piede dentro al cordino che ho messo nella clessidra guadagno quei 4/5 centimetri che mi servivano e foro correttamente mettendo il terzo fix. Da lì, con molti lanci a vuoto verso l'unico appiglio che mi sembra buono, finalmente riesco a prenderlo, a piazzare un piccolo nut accanto alla mano per attaccarmi e piantare un fix poco sopra, ma poi ci ripenso e decido di alzarmi ancora arrivando ad un appiglio dove potrei agganciarmi con un cliff. Il problema è di nuovo lasciare una mano per farlo: sono stoppo stanco! Mi tocca tornare indietro e fare resting sul nut che avevo appena messo. Dopo essermi riposato riparto, riesco ad agganciare il cliff ed a piantare il quarto fix. Da quel punto in avanti le difficoltà calano, pianto quindi un'altro fix e, salendo ancora, arrivo dove devrei piantare il successivo, ma ancora una volta devo fare i conti con le forze che ormai scarseggiano e, non riuscendo a superare un bombamento, decido di disarrampicare fino all'ultima protezione messa e farmi calare a terra. La settimana successiva le cose vanno meglio: assicurato da Alessio proseguo a salire incrociando la via Menestrella e finisco di chiodare il primo tiro facendo sosta in un tratto di parete più inclinato. Nelle settimane successive riesco a trovare il compagno, si propone Edoardo Mutti, componente della Scuola di Alpinismo del CAI "Monteforato", dove dal 1984 al 2017 ho militato anche io (ora mi sono messo in pensione), ma purtroppo per proseguire la via con lui devo aspettare ancora, al momento non è disponibile perchè è impegnato a fare il corso che lo farà diventare Istruttore di Arrampicata Libera. Nel frattempo riesco a ripetere anche Maracuja, sempre del Settore Circo, e, dopo aver pulito gli appigli sul tratto chiave del tiro che ho appena aperto, riesco (al secondo tentativo) a ripeterlo in libera. Dopo tanta attesa Edoardo è finalmente disponibile, saliamo i primi tre tiri della via Diedro delle sorprese e calandoci raggiungiamo la prima sosta della nostra via. Parte lui e facilmente chioda la prima metà del secondo tiro, poi mi concede l'altra metà e vado a fare sosta su un comodo terrazzino. La settimana dopo è di nuovo il turno di Edo, ci caliamo dalla cima del Procinto lungo la via Diedro delle sorprese raggiungendo la sosta chiodata la volta precedente, parte lui e chioda il bellissimo terzo tiro facendo sosta su un terrazzino dove passa anche la via Diedro delle sorprese. L'unico rammarico di oggi è che gli toccherà fare alcuni passi in A1 per posizionare delle protezioni. Siamo così arrivati al 5
Ottobre 2019: ci caliamo di nuovo dall'alto arrivando all'ultima sosta chiodata. Parte per primo Edo e con un solo passo in A1 chioda il quarto tiro facendo sosta in una nicchia. Da secondo salgo fino da lui, poi tocca a me. Quella nicchia era già stata utilizzata da una vecchia via che non conosciamo (anche documentandoci non siamo riusciti a capire che via fosse, forse la Ratti, ma non ne siamo sicuri). Vedendo i vecchi chiodi pare che la vecchia via provenga da sinistra e dalla sosta torni in diagonale verso sinistra per poi proseguire vericalmente. Io salirò parallelamente sulla destra ed il gioco è fatto! Per evitare direttamente la pancia sopra la sosta parto anche io da sinistra ma subito ritorno a destra piantando il primo fix, salgo ancora leggermente verso destra e poi con altri tre fix proseguo direttamente superando un piccolo tettino e una fessura. Arrivato ad un piccolo terrazzino, trovo la sorpresa: la vecchia via che credevo rimanesse sulla sinistra torna invece verso destra, traversa dove sono ora io e ancora più a destra va proprio verso la fessura che avevo in mente di salire: vedo i chiodi fino alla sua base. Decido a malincuore di incrociarla e di uscire più a sinistra, proprio dove credevo che uscisse quella via. Salgo così 6/7 metri, pianto due fix e ... altra sorpresa: quella via traversa di nuovo fin dove sono io ed esce veramente di qui: che pa..e! Ragionando a distanza con Edoardo giù in sosta, decidiamo di tornare sui nostri passi. Metto quindi un cordino con maglia rapida su uno spuntone e, facendomi calare fino al terrazzino, tolgo le piastrine dei due fix che ho appena messo. A questo punto accettando di fare in comune con quella via solo alcuni metri obbligati, torno verso la fessura e, ormai cotto ma incitato da Edoardo a continuare per uscire, la salgo a fatica tutta fino in cima arrivando fuori dalla parete. E' veramente tardi ed Edoardo non ha neanche il tempo di raggiungermi. Mi faccio calare per poter tornare da lui, poi insieme continuiamo giù al buio fino alla cintura del Procinto. Abbiamo fatto tardi ma la via è fatta, anzi: quasi! Manca di liberare anche i tiri chiodati con Edoardo. Tra l'inverno e la primavera togliamo alcuni sassi pericolanti e ripuliamo qualche appiglio.
Ed eccoci alla mattina del 27 Giugno 2020. Io ed Edo saliamo per scaldarci la via Diedro delle sorprese e, scendendo, decidiamo di piazzare dei fix per proteggere un facile collegamento in traverso tra il primo tiro della via Diedro delle sorprese e la prima sosta di Gioie e dolori al fine di evitare l'unico tiro veramente impegnativo della nostra via. Il pomeriggio a noi si aggiunge Nico Bertellotti e, visto che il primo tiro di Gioie e dolori è veramente fradicio per colpa delle ultime piogge, approfittiamo subito del collegamento appena chiodato. Parte Nico dalla prima lunghezza di Diedro delle sorprese e traversando a sinistra arriva alla prima sosta di Gioie e dolori, fin li lo raggiungiamo da secondi. Poi saliamo il seguito della via da primi sia io che Edoardo per poterci confrontare al meglio anche nella valutazione delle difficoltà: quando uno di noi due arriva in sosta, si slega; l'altro dal basso sfila le corde, si lega e sale il tiro da primo anche lui. Ora finalmente sono liberati tutti i tiri della via. Il nome della via? Scaturisce da alcune misteriose vicende...

RELAZIONE
Via sportiva con chiodatura sistematica, che richiede un'arrampicata in prevalenza atletica come quasi tutte le vie del Procinto.
Sviluppo totale della via: 111 metri.
Grado di difficoltà: massimo 7a/+, 6b+ obbligatorio
Materiale: casco, due mezze corde da 60 metri o una singola da 70 e 12 rinvii, eventualmente ma non indispensabili, alcuni cordini per allungare dei rinvii o sfruttare delle clessidre e un paio di friends medio grandi per integrare la fessura dell'ultimo tiro.
Tipo di Roccia: calcare, da buona ad ottima.
Proteggibilità: S1+

AVVICINAMENTO
La via è sulla Parete EST del Monte Procinto. L'attacco è sulla cintura (sentiero circolare che è alla base delle pareti), circa 15/20 metri a destra della fonte dell'acqua, sotto la verticale di uno strapiombo ed appena a sinistra del muro leggermente strapiombante di roccia biancastra dove attacca Menestrella. Il nome è scritto alla base.

Sviluppo, difficoltà e descrizione dei tiri
L1 7a/+, 22 metri. Salire il vago diedro sulla sinistra della fascia di roccia biancastra (dove attacca Menestrella), raggiungere lo strapiombo e superarlo nel suo lato destro (tratto chiave della via), proseguendo sul muro verticale sovrastante fino a raggiungere e superare un piccolo bombamento che rimane leggermente a sinistra. Salire dritti su belle placche verticali solcate da qualche fessura (incrociando la via Menestrella) per arrivare alla sosta dove la parete si inclina.  
L1 Bis. 5C/6a, circa 35 metri. Variante d'attacco.Volendo evitare il difficile primo tiro, che tra l'altro a seconda delle condizioni può essere anche il biù bagnato, si deve salire circa due terzi del primo tiro dalla via Diedro delle sorprese per poi traversare quasi orizzontalmente arrivando direttamente alla sosta del primo tiro. Sul traverso di collegamento (circa 12 m) al momento sono presenti tre fix.
L2 6a+/b, 26 metri. Tratto di parete caratterizzato da bellissime placche. Salire più o meno dritti, poi in leggera diagonale verso destra fino all'inizio delle placche più compatte. Tornando verso sinistra superare le placche dove queste aumentano di pendenza, tornare poi verso destra fin sotto un corto spancio dove si può procedere direttamente fino in sosta (come abbiamo fatto in apertura).
L3 6a+, 25 metri. Salire il bel muro verticale sopra la sosta, poi leggermente in diagonale a destra superando il pilastrino creato dal bordo destrro della compatta parete (bella lama in uscita), ancora dritti su placca incontrando poi un terrazzamento, un corto muretto di roccia mediocre ed infine il terrazzino di sosta. A fianco della sosta (sulla destra) ci passa la via Diedro delle sorprese.
L4 6a, 18 metri. Dalla sosta spostarsi appena a sinistra superarando la corta placca inclinata e arrivando in una rientranza di roccia, superare la fessura strapiombante sovrastante, salire delle balze di roccia in leggera diagonale sinistra fino ad corto muretto verticale che permette di arrivare alla grande nicchia dove si trova la sosta.
L5 6b/+ 20 metri. Dalla sosta superare il primo bombamento fino ad un naso di bella roccia, superare il seguente strapiombino e la successiva placca fessurata fino ad arrivare ad un terrazzino (inizio del tratto in comune con la vecchia via), da qui salire leggermente verso destra raggiungendo due fessure divergenti, iniziare a salire quella di sinistra, poi traversare su quella di destra (fine del tratto in comune con la vecchia via, presenti alcune clessidre e vecchi chiodi), salire la larga fessura strapiombante fino in cima e traversare a destra fino all'aereo terrazzino di sosta.

Discesa. È possibile scendere tramite la ferrata situata sulla parete Sud oppure in doppia.
•    Se si vuol fare la ferrata dobbiamo salire il ripido pendio erboso con arbusti a sinistra della sosta arrivando ad un grosso faggio da cui si va in diagonale verso destra fino a raggiungere delle tracce di sentiero. Seguendole verso sinistra troviamo una deviazione: proseguendo a sinistra e in salita raggiungiamo la vetta, andando verso destra in leggera discesa raggiungiamo la ferrata per tornare sulla cintura del Procinto.
•    Per la discesa in doppia con una corda da 70 metri occorre effettuare una prima calata in verticale dall'ultima sosta, arrivando sul bordo della cengia dov è la penultima sosta della via Diedro delle sorprese, poco al di sotto visto che la parete strapiomba. Risalendo facilmente raggiungerla e con altre quattro calate arrivare a terra (sono raggiungibili sia le soste di Gioie e dolori che quelle del Diedro delle sorprese)
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tOSCOCLIMB, di Toni Lonobile
in Collaborazione con Claudio Bacci e Edoardo Mutti

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