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Scritto da voi : The very big and the very small
Inviato da tc il 1/9/2008 05:56:53 (2170 letture)

THE VERY BIG AND THE VERY SMALL

The Very Big and The Very Small è il nome di una via di Johnny Dawes del 1990, una placca appoggiata su ardesia, mi pare, di 8b+. E’ una via spittata, ma ha visto la prima ripetizione molti, molti anni dopo la sua apertura, perché Dawes per tante cose è un equivalente di Gullich, un uomo in anticipo sui tempi.
Che c’importa di questo?
Ve lo dico.



Come ho detto altre volte, l’estate non ha più il suo fascino per me da quando faccio blocchi. Occorre migrare al nord, o se uno ha i soldi all’estremo sud (dell’Africa) per trovare buone condizioni. In questo periodo il gotha del popolo di pad si muove, in Europa, verso una destinazione principale: Magic Wood, in Svizzera. E’ un posto bellissimo e merita la visita, ma io attraverso un momento di “protezionismo” e preferisco le zone italiane.

In un fine settimana di metà luglio mi sono ritrovato al Passo Valparola, sopra il Falzarego, armato di casco, imbraco, mezze corde, rinvii, otto e ferraglia varia, a respirare affannosamente per la tensione di iniziare il primo tiro di una via classica, sette tiri senza niente, clessidre e friends, fino al IV+. Difficoltà ovviamente contenute, ma sette otto metri sopra un dado incastrato, l’effetto si moltiplica un po’…  (eheheheh!, ndtC)

A casa mia ci sono guide di bouldering di molti posti, alcuni dei quali nemmeno ho visitato, altri che conosco come le mie tasche, altri ancora dove forse nemmeno andrò. Ma è sempre bene essere pronti…
Da tempo scuriosavo la guida dei blocchi del Falzarego, scaricata da internet, e già avidamente consultata più volte, con tanto di problemi meritevoli già segnati. L’occasione dolomitica non poteva passare invano, ed una volta sceso dai sette tiri classici, è stato facile scaricare i pad dalla macchina, e dopo avere mangiato una fetta di strudel grande quanto il Principato di Monaco, scendere nella valletta a cercare “The Very Small”…

La prima linea è uno spigolo strapiombante ammanigliato, che uso come riscaldamento: altro che riscaldamento, scendo giù con gli avambracci gonfi!!! Poi iniziamo il giro turistico, solo un fogliaccio fotocopiato con alcuni problemi, un tetto pieno di buchetti e tacche mi chiama a sé nemmeno fossi Ulisse, entro sotto a vedere, controllo i nomi, cerco i gradi, 7a+ e 7b, mi garba!!! Imbottisco un paio di prese con i kleenex cosi non mi infradicio, mi ritrovo a caricare un bidito da una falange come se disinnescassi una bomba, piano, piano, tieni i piedi su, non ti azzardare a sbandierare, pronto a mollare al primo segnale di protesta tendinea… belli belli belli.
Un riposino, tanta acqua riempita da un colatoio, freddissima, che mi dà una bella sveglia, poi vado in pellegrinaggio di fronte ad un 8b di Martin Moser, una fessuretta svasa che fende un muro leggermente strapiombante. Un giorno, forse. Accanto c’è un 7c senza nome, 5 prese di cui 4 brutte di cui una dolorosissima, un incastro di due dita in una fessura a V.
Non so che sequenza usare. Ne provo mille, non riesco a riposare, non riesco a prendere un riposo decente. Arrivano un paio di nuvoloni, “sono le sette e mezzo” mi dice Andrea, dobbiamo fare un’ora di tornanti per arrivare al caldo della casa a Canazei. Non so che mi prende in quei momenti, devo andare, e poi devo andare ancora, non posso lasciarlo stare. Un buon tentativo andato male mi delude, forse non ce la faccio davvero. Peccato. Poi riparto, in un secondo tutto sembra diverso, la prima presa sembra ingigantita, l’incastro fa malissimo ma lo aggiusto, spalmo “vai vai!!!” dice Andrea, e io vado, la tacca su cui cado mi sembra ora una sbarra, faccio la fine senza piedi urlo, sono a terra ancora, è fatta. Grazie Andrea per la pazienza di aspettare questo drogato.

La mattina dopo la mente è ancora piena di tacche e magnesite, la pancia di carne alla griglia e birra, i muscoli di microfratture e acido lattico. Si va ai blocchi, alla Città dei Sassi.
C’è uno strapiombo pericoloso che corteggio da due anni, si affaccia sopra un buco tra le rocce, l’ho provato e ci credo adesso, ma ho paura, voglio più pad ed un altro paratore, non riesco a dare tutto. La linea accanto però mi ha fatto l’occhiolino l’anno scorso, mi ha teso un tranello, a me ed al mio amico Eric che la provò per primo, una fessura con prese, nome “No Line”, grado 7b+, che ci fece scomodare e non ci lasciò alzare il **** da terra. Bello scherzo davvero, fessura. Ma io ti ho pensato tanto in questo inverno, cara fessura, mentre eri coperta dalla neve, ti ho pensato ogni volta che svogliatamente facevo l’ennesima sospensione al trave, l’ennesima trazione eccentrica, l’ennesima ripetuta sul blocco al 90%. Ogni volta che non riuscivo a divertirmi allenandomi, ogni volta che il massimale calava.
Ti decifro e ti assaggio, mi rendo conto che devo scalare bene e lo faccio, mi parlo “braccio steso ora…” è ironico pensare che proprio nel tentativo del successo sono partito malissimo, la prima presa mi sfugge, muovo i piedi e aggiusto, e braccio steso, e piede destro spalmato in tetto, e incrocio e stringo e non mollo i piedi, e quando sono sopra Andrea dice “Non ti dico più niente”, io respiro forte le dolomiti dentro di me e per un attimo sono esausto, sono soddisfatto e sono completo. Per un attimo. Poi scendo e tutto ricomincia, il desiderio, la voglia che brucia tutto e che mi farà fare una serie in più di sospensioni, una trazione in più, una ripetuta in più.
Così finisce presto la giornata, alla malga nel prato a mangiare uova, bacon e patate, sotto il vento che scende dal Sassolungo e che fa volare via le pagine fotocopiate, le porta nel prato e le perde, e su una c’è scritto “No Line” 8a.

Un’ultima nota. Non storcete il naso boulderisti amanti dello svaso: “ahhh, che bruttura i blocchi su calcare!!! Sono tutti eliminanti, il calcare fa troppe prese!!!”. Non sapete di che parlate. Fate un giro al Falzarego, fate un giro alla Città dei Sassi, buttate i pad sotto uno strapiombo e ditemi se vi viene in mente di saltare qualche presa o se invece vi verrebbe da chiederne qualcuna in più…

Illore

 

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