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Scritto da voi : Grafomania - Fontainebleau vista da un toscano DOCG
Inviato da tc il 5/5/2007 13:57:29 (3325 letture)

Allora ... ieri stavo per spegnere il computer, pensavo a quanto piovesse e a quanto volevo invece in questi giorni andare a ripetere un paio di tiri del Vigio (sempre lui!) che mi vorrei levare di torno. Corda, corda ... corda, a me piace la corda, non da morire, di più! e mi chiedevo invece: "Ma chissà che starà facendo Illore (ovvero il Lorenzo che stà da quelle parti dove si mangia il salame di cinta e si beve un rosso unico), che a lui invece la corda non piace affatto e preferisce prendere le gropponate in terra piuttosto che lasciarsi cadere nel vuoto.




Dò un ultimo "invia-ricevi" e ... o' non mi vedo arrivare la solita mail estrosa dal titolo estroso?
"oggetto: grafomania". Ma che è: "Spam?, no, troppo intelligente per scrivere come oggetto "Grafomania", Quei coglioni che fanno spam sui siti e sulle caselle non ci arrivano. Invece è proprio Illore che mi scrive ... non ci posso credere!".
E dentro di me già mi ammosco qualcosa: "Dimmi Lore, dove sei stato questa volta, dopo l'Inghilterra, che mi racconti? dài, che sono curioso, soprattutto di come le hai viste tu le cose, dai .. racconta, dove eri? ... ah, eri in coda all'Autosole, e non riuscivi del tutto ad essere felice, proprio tu che sei nato col sorriso stampato dentro?"... (TL)

 

"Font

In coda sull’Autosole non riesco ad essere del tutto felice. E non è solo per il traffico e per la pioggia, dipende dal fatto che fino al giorno prima sono stato a fare blocchi a Fontainebleau.

 
 Fontainebleau non è come gli altri posti, è unico e diverso perché tutto è iniziato qui all’inizio del secolo, quando i giovani parigini prendevano il treno il sabato mattina ed arrivavano alla stazione di Avon, si facevano una dozzina di chilometri a piedi, e poi si sbucciavano le dita per due giorni sui massi del Cuvier, dormendo sotto gli strapiombi se pioveva, ed alla domenica sera tornavano nei boulevards, consci di avere migliorato la propria preparazione tecnica e fisica in vista delle vie estive sulle Alpi.

Così sono nati i blocchi più belli del mondo. Perché se una cosa è sicura, a Font, non è certo il grado dei problemi, o perlomeno di quelli sotto il 7a, ma è il fatto che Font è il luogo più bello al mondo per fare blocchi.

Mi guardo per un attimo le dita. Sono un po’ limate, ma ancora perfette. Tirano un pochino, certo, ma le nocche non sono gonfie come dopo Chironico, ed i polpastrelli non sono dei pezzi di carne appena uscita dal bancone del macellaio. No no. Certo che no. Ve lo immaginate un intellettuale parigino dei primi del novecento, con il suo bel pied a terre in Montmartre, tornare a casa tutto spellato e sanguinolento? Nemmeno per sogno. Oppure un contestatore del maggio 1968? Figuriamoci!!! E se poi rimangono tracce sulle molotov?
La roccia di Font, è roccia francese, e come tutte le francesi DOC è delicata, gentile e un po’ spocchiosa. Ti guarda dall’alto in basso e ti chiede “ma davvero pensi di potermi avere?” ed allora t’incazzi e dici “te lo faccio vedere io”,  e giù inizi a menare botte come un fidanzato geloso, e quella ti scivola via tra le dita, e pensi che non la rivedrai più. Invece lei ritorna, sbuca fuori dietro ogni angolo, ogni sasso ne nasconde altri dieci, ed alla fine capisci che prima di parlare, prima di alzare la mani, quelle mani bianche di magnesite, prima ancora di pulirti le scarpette sul tappetino, devi capire. “Comprendre”.

 
 Solo così la francese presuntuosa ti fa avvicinare, e magari ci fai pure una bella scopatina fino in cima.

Certo, è una francese un po’ putt4n4, perché viene con te e con mille altri, ma come si può pensare di tenerla tutta per sé? Sarebbe impossibile soddisfarla, esaurirne tutte le fantasie, tutte le possibilità. E’ giusto che sia così, perché ci dà la possibilità di vedere i giganti giocare coi giganti, vedere qualcuno salire dove la roccia non pensava di lasciarlo fare. E tutto torna in prospettiva, e quando ti armi di tutta la tua potenza di fuoco, scarpette super aderenti, crash pad, e pof, un fantasmino un po’ dispettoso ti ricorda, che ne so, che il blocco che stai per tentare è stato liberato nel 1934 con gli scarponi chiodati. Oppure che il circuito che a te è costato due giorni di lavoro è stato concatenato in diciotto minuti alla metà degli anni settanta.

Che ci possiamo fare, così vanno le cose. Ma non è sempre frustrante, la foresta è pronta a farti grandi regali, che appaiono nei momenti più inattesi e che da soli ti rendono leggera anche questa interminabile fila. Questi momenti possono essere un gruppo di marmocchi che gioca nella sabbia mentre tutti i loro genitori, uomini e donne, passeggiano sui 7a. Oppure chiudere un blocco di fronte al volto soddisfatto del suo apritore, che, all’alba delle sessanta e passa primavere, ti sorride e ci fa un paio di giri pure lui. Oppure ancora respirare profondamente sotto Carnage, girarsi per prendere la magnesite, e vedere che dietro di te, ad osservarti, ci sono Core, Caminati, Preti, Vandeputte, e perfino Jibè Tribout. Ed allora la gamba trema, la mano suda, e le prese sembrano più lontane, fin quando non capisci, “tu comprends”, che non sono lì per giudicarti, ma per condividere qualcosa con te. Così la scarpa tiene, il corpo ruota, e tutto torna a posto, e quando la magia si rompe e cadi sul crash pad, li guardi come a scusarti di non aver offerto uno spettacolo degno di loro, ed abbassi lo sguardo un po’ nervoso, mentre da dietro senti dire “bon essai” … e il mondo torna felice.

Questo è quanto. Le chiacchiere stanno a zero, come si dice, ed io sono certo che questo è ciò che amo nella vita." (LF)

 

 

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