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Bouldering : Una storia da Melloblocco
Inviato da tc il 12/5/2005 06:15:57 (6617 letture)

Lorenzo Frusteri, uno dei nostri irriducibili amici fanatico di bouldering per il quale 8 movimenti di fila sono per lui pura continuità ci racconta (in maniera toscana) la sua esperienza vissuta in questi due giorni dove a regnare, più che la prestazione, era la ragion sociale di essere un boulderista. Amici, amiche, nuovi amici e nuove amiche, massi e passaggi ed altro ancora nel racconto che segue ... (per le foto vi rimandiamo al friendsite Ditarcuate dove C. Piscina, D. Neonati, N.Berzi ed L.Grigolli ne hanno fatte di molto belle>>)

Leggo: Bologna 198 km.
Guardo l'orologio, quasi mezzanotte.
Faccio due conti: quasi 400 km fino a casa, il furgone non fa più di 100...non è una prospettiva allettante.

Le mani mi fanno male, i polpastrelli sono tutti bucati e mi tocca stare appoggiato allo sterzo dal male alla schiena: due giorni di blocchi mi stanno arrivando addosso tutti insieme.

I miei due compari, dopo avere pronunciato la frase "appena sei stanco guidiamo noi" si addormentano, ed io capisco che l'unico modo per restare sveglio è rivivere mentalmente questa piccola avventura.

Giovedì sera: ore nove, rientro a casa dal lavoro e cado di motorino. Distruggo il vestito bòno, mi apro tutti e due i "ginocchi" ed un gomito. Probabilmente non andrò al Melloblocco. Preparo la roba bestemmiando tutti i santi.

Venerdì mattina: l'aspirina ha fatto un po' effetto, si va.
La Valle di Mello è veramente lontana per noi, tocca pure passare dalla tangenziale di Milano, una vera bolgia, tutti in fila, e ci chiediamo come farà tutta questa gente a non incazzarsi. Forse questo che per noi è un inferno di traffico per loro è la normalità: nessuno suona il clacson, nessuno si agita. E' solo un altro giorno di ordinaria folllia.

La Valle ci accoglie guardandoci dall'alto. Fa spavento.
Il Precipizio degli Asteroidi, le grandi vie di placca e l'artificiale estremo. Io invece sono solo un piccolo boulderista, non vedo olte quattro metri di sforzo.
Qualche giro sui blocchi del Sasso Remenno, siamo tutti euforici. Pastasciutta in furgone, i miei compari si sono scordati le posate, mangiamo tutti e tre dalla pentola come bestie. La birra si rovescia nel furgone, in terra è tutto appiccicoso, siamo i più disorganizzati, e ne siamo fieri. Buonanotte.

Sabato mattina: colazione, via al bus navetta. Prendiamo due bus diversi, ci perdiamo, ci ritroviamo sotto un blocco.
Inizia il commento più frequente di questa due giorni: "Ciao, come stai, quanto tempo era che non ci si vedeva!"  Incredibile: una vallata piena di magliette gialle che spuntano da dietro ai crash pad, carrozzine, bambini che già si rotolano nell'erba, bambini un po' più grandi che già arrotolano l'erba, la festa inizia.
Così per tutto il giorno si sente solo "dài dài", "alé alé" e la nostra preoccupazione è solo quella di lasciare un po' di pelle per la domenica.

Ogni tanto alziamo gli occhi, e le pareti ci ricordano che quaggiù a valle stiamo solo giocando.

Sabato sera: festa e concerto.
La birra non basta mai, c'è Brenna che beve birra, il Calibba che beve birra, Lamprecht che con quelle mani enormi ne porta quattro per volta. Il gruppo spara Deep Purple a tutta palla, vedi gente che mima movimenti impossibili all'amico, "dal rovescio diretto al bordo", senti dire, oppure "mira là che bel cul0", ad anche "il prossimo giro lo pago io".
Solo i francesi se ne stanno da soli al piano di sopra, forse a dire quanto è più bello Bleau, e quanto sono più buoni i loro vini.
Nella notte un vento pazzesco spazza le tende e sballotta il furgone in qua e là.

Domenica mattina: i cessi sono devastati dalle sbornie della festa. Non sai dove mettere i piedi.
La navetta parte ogni volta da un posto diverso, la fila non finisce mai:
con venti minuti a piedi siamo giù sotto il primo strapiombo.
E' impossibile tenere fede ai propri piani "provo solo quel blocco là" si diceva la sera, ma dove ti giri vedi amici, e con gli amici si scala insieme, ed allora finisci per provare mille blocchi, ed ogni volta che senti lo
schiaffo sulla roccia e le rughe sotto i polpastelli, proprio nel punto giusto che ti aiuta a tenere lo svaso, ti ricordi perché fai blocchi.
Qualcosa entra, qualcosa no. C'è sempre quello che viene e ti sale il blocco in faccia, e tu lo segui mentre lo vedi allontanarsi in cerca di altre prede, ma è agitato, nervoso, forse sta già pensando che lunedì dovrà fare una seduta di richiamo al trave, o che la pizza della sera prima non aveva il giusto rapporto carboidrati-grassi.
Allora sorridi e lo lasci andare via, contento che sia passato così velocemente davanti a te.

Domenica sera: c'è la premiazione, ma noi si resta a tirare. Un ultimo tentativo, no un altro ancora, poi un altro. Si apre un baratro, ogni volta faccio un movimento di meno, ogni volta più fatica: ok sasso, siamo pari. Ci incamminiamo, e il granito si riaddormenta sul prato.
Al paese ci sono tutti, ancora scorrono birre. Pedeferri è felice, nessuno si è fatto male.
Così prendiamo la strada di casa, ma senza pensarci. Quando entriamo in pizzeria la sala si gela: siamo tremendi. Sporchi, stanchi, con le dita nastrate ed il nastro macchiato di sangue. Accanto a noi siede un pulman di tifosi reduci dalla partita: mangiano mesti e protestano con la cameriera.

Leggo: Firenze 90 km. L'appennino.
Allora da capo:
Giovedì sera: ore nove...

 

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Golfarman Re: Una storia da Melloblocco

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Da:


gran bel lavoro nibile!!! 8-)
»13/5/2005 18:23 Profilo Visita il sito Web

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