Dopo pochi minuti si trov? in un caos di blocchi rocciosi, alcuni enormi, altri piccoli, dalle forme bellissime ed arrotondate. Forse erano caduti gi? dalle pareti pi? alte, sulle quali alcune persone qua e l? gi? stavano arrampicando con le corde, nonostante l?umidit? le facesse ancora gocciolare di pioggia. Ma lui era attratto dalle rotondit? della roccia, ed avvicinandosi inizi? a toccare ogni blocco che trovava, cercando di comprendere come fosse possibile sorreggersi su quegli appigli inesistenti.
Il cielo si era spalancato, e lui si sentiva felice.
Nel mezzo di una bella mattina affollata di scalatori, non fu facile per lui trovare un angolino riparato da sguardi indiscreti ed imbarazzanti. Isolatosi dietro alcuni massi enormi e lisci, trov? un piccolo sasso, alto poco pi? della sua testa, con una paretina inclinata che sembrava fatta apposta per farsi salire. Gli sembr? perfetto per il suo debutto. La parete non aveva niente che assomigliasse anche vagamente alle prese che aveva visto in palestra. Sembrava liscia e tutta uguale. Solo in alcuni punti i licheni sembravano lasciare spazio a roccia pulita. Si strinse le scarpe da ginnastica e si avvicin? titubante. Poggiate le mani sulla roccia la sent? incredibilmente liscia a ruvida allo stesso momento: liscia abbastanza da non lasciarlo salire, e ruvida a sufficienza per bruciargli le dita dopo pochi tentativi. Ogni volta che provava a stare in piedi su quella minuscola paretina, scivolava di nuovo nell?erba, ed a forza di pulirsi le suole delle scarpe nel fondo dei pantaloni, aveva le gambe fradice dal ginocchio in gi?.
Bevve una sorsata di succo d?arancia, fum? una sigaretta e si scald? un poco il viso al sole, cercando di non prestare attenzione al senso di frustrazione che stava sentendo nascere in s?. Poi si alz? di nuovo e prese un respirone, pensando che l?aria nei polmoni lo rendesse pi? leggero, ma un secondo dopo stava di nuovo scivolando. Stanco, non controll? la caduta, e fin? con il **** in un cespuglio di felce, inzuppandosi. Mormorando ?andate tutti affanculo? prese lo zaino per spezzare il legnetto che non era riuscito ancora ad usare, ma si limit? a gettarlo via lontano, nell?erba. Chiuso lo zaino si alz?, e vide davanti a s? un cagnolino che gli correva incontro, con il legnetto in bocca.
Dietro il cane apparve la padrona. Non era molto alta, aveva un bel viso con la carnagione chiara e liscia, e gli occhi neri come i capelli, che portava raccolti in due codini.
?Ciao, questo deve essere tuo? fece lei ?ma se continui a tirarlo non ti libererai pi? del mio cane?. ?Puoi lasciarglielo mangiare, non mi serve pi?? disse Timmy. ?Ne hai uno nuovo?? chiese lei incuriosita. ?No, non mi servir? pi? perch? non so scalare e non imparer?. E? troppo difficile e non mi diverto, continuo a cadere. Ne ho abbastanza, me ne torno a casa?. ?E? la prima volta, vero?? ?Questa domanda me l?hanno gi? fatta una volta?? rispose Timmy scherzando ?perch?, si nota?? ?Beh, non so se la prima volta che hai fatto l?amore si notava cos?, ma?S?, si nota parecchio? rise lei.
?D?i, lascia che ti insegni un poco? aggiunse la ragazza. ?Questo non me lo avevano detto, ancora? rispose Timmy scoppiando a ridere. ?Mi chiamo Thomas? disse porgendole la mano. ?Ed io Margret. Su, guarda me?.
La ragazza poggi? alla base del sasso il materasso pieghevole che portava a tracolla, dopo avere legato il suo cane Pinch ad un arbusto. Si infil? un paio di scarpette da arrampicata, si pul? le suole in un pezzo di zerbino che teneva incollato sulla tela del materasso, ed appoggi? le mani sulla roccia, dopo averle tuffate nella magnesite fino ai polsi. Poi mise delicatamente e con precisione le scarpette su appoggi invisibili agli occhi di lui, e si alz? in piedi sulla piccola parete. Bilanciandosi con l?aiuto delle mani, continu? a far avanzare i piedi verso l?alto finch? non fu in cima, senza sforzo. Il ragazzo proruppe un applauso sincero, esclamando ?brava, bravissima, incredibile? a voce alta, ed attirando l?attenzione degli altri. Uno di questi da lontano grid? allora: ?Hey Maggy, ti sei trovata un fan?? lei lo salut? con la mano, mentre sorridendo scendeva dal masso.
?Ok signor principiante, ? arrivato il tuo momento? disse ora la ragazza ?non farmi fare brutte figure coi miei amici?? e sorrise. Il ragazzo, pur non essendo del tutto convinto di provare ancora una volta, pens? che almeno in tutta quella buffa vicenda che si stava trascinando da settimane aveva finalmente conosciuto una persona gentile e simpatica, che oltretutto era una ragazza piuttosto carina, e cap? che non c?? niente di ridicolo nell?essere un principiante e che nessuno lo avrebbe giudicato per i suoi goffi tentativi. Avvicinatosi al masso scrut? da vicino i piccoli segni sui quali lei aveva messo le scarpette, e fece per metterci i piedi sopra, quando lei lo ferm?. ?hey, ma con quelle ? impossibile? gli disse, guardando le sue grandi scarpe da ginnastica ?e poi sporcheresti di terra tutto quanto! Aspettami qui, torno subito.? Timmy la vide saltellare via, con le scarpette da arrampicata ancora calzate, passando da un sassetto all?altro senza poggiarle per terra, e sparire dietro uno spigolo alto e liscio. Dopo un minuto riapparve saltellando, ed al lui sembr? che fosse un folletto uscito da una fiaba per rendergli la giornata piacevole. In mano aveva un paio di scarpe con la suola liscia e nera simili alle sue. ?Provale, dovrebbero starti? gli sugger? porgendogliele. Lui ne prese una e se la infil? con qualche sforzo. ?No, no, devi toglierti i calzini? gli disse allora lei scoppiando a ridere, ?non sai che anche in queste cose non si pu? restare coi calzini addosso?? Timmy cap? l?allusione e pens? che di una ragazza in quel modo si sarebbe anche potuto innamorare. ?mi fanno un male bestia? disse lui. ?ok allora sono perfette? gli fece eco lei.
Arrampicare in Toscana - Valle di Camaiore e sant'Anna di Stazzema
————— L. Abbarchi, T. Lonobile, R. Vigiani
ed. ToscoClimbStore 169 pagine
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