Il giorno dopo, nel primo pomeriggio era gi? tornato a Londra, e si trovava di fronte al negozio della sera prima, che si chiamava ?Outside? ed aveva in vetrina capi di abbigliamento bellissimi per ogni tipo di sport da fare all?aperto. Tutti molto costosi. Il commesso era gentile, e pur avendo capito subito che quel ragazzo non avrebbe potuto spendere nemmeno un pound in quel negozio, lo assecond? e rispose a tutte le sue imbarazzate domande. Quell?aggeggio veniva usato in arrampicata, e serviva, ?non ci posso credere?, a spazzolare via la magnesite in eccesso dalla roccia. ?e la gente spende quella cifra per questa cazzata?? ?e che cos?? la magnesite?? ?ahh?quella roba bianca che asciuga le mani?ahh, quella che usano i ginnasti alla tv?? ?ed allora perch? va spazzolata via se asciuga le mani?? ?ahh?perch? quando ? troppa fa l?effetto opposto??mi sembrate pazzi?? ?ok, ok, grazie, addio?. Quando usc? dal negozio, Timmy era abbastanza confuso. Era contento di essersi tolto la curiosit?, e di avere un po? preso in giro il commesso gentile, ma gli dispiaceva avere perso un pomeriggio libero, ed avere speso tutti quei soldi per il treno. Inoltre il mal di testa dalla sera prima lo stava uccidendo.
Quindi si sent? sorpreso di tornare indietro, e di chiedere al commesso dove poteva provare a fare quello sport. L?altro prese tre o quattro volantini pubblicitari e glieli dette. Su ciascuno c?erano fotografie di ragazzi e ragazze atletici appesi a muri inclinati e pieni di prese colorate. L?idea era curiosa ed allettante.
Invano per tutta la settimana successiva tent? di convincere i suoi amici a tornare in citt? per provare ad arrampicare: la partita alla tv del pub sembrava loro un?opportunit? migliore per passare il tempo e tentare di rimorchiare una ragazza, o scatenare una rissa.
Timmy fu inghiottito ancora una volta, la terza in nove giorni, dal soffitto altissimo di Victoria Station, e si diresse ai treni. Mezz?ora dopo era di fronte ad una porta di metallo in una specie di capannone, sopra la quale c?era la scritta ?the edge-climbing centre?. Si decise ad entrare, e chiese se poteva dare un?occhiata. Nel primo pomeriggio del sabato, c?era ancora pochissima gente: un signore di mezza et? che scalava una parete blu con enormi prese nelle quali affondava tutta la mano, una giovane ragazza che forse stava insegnando al gruppo di ragazzini scatenati che aveva intorno e pochi altri. Nella parete pi? alta un tizio muscoloso coi capelli tinti di biondo stava arrivando in cima, dopo essere passato da un tratto molto inclinato all?indietro e addirittura da uno orizzontale, nel quale aveva scalato quasi a capo all?ingi?, sbuffando e consumando una tonnellata di megnesite.
Pagato il biglietto d?ingresso si fece dare un paio di quelle strane scarpe che aveva visto anche nella vetrina, ed entr? in un?altra stanza, non quella della parete alta, alla quale non gli avevano permesso di accedere senza un imbraco ed una corda, ma in una pi? piccola e bassa, parecchio pi? spoglia. Sulla parete c?erano molte fotografie in cui tutti scalavano senza corda ed imbracatura, e la scritta ?bouldering lab?. Molti occhi si fermarono a guardare il nuovo arrivato. Nessuno dubit? neppure per un istante che si trattasse di un principiante che per la prima volta toccava una presa.
Questa stanza aveva molte strutture di legno di varie inclinazioni ed in un angolo alcune sbarre, e altri aggeggi attaccati al muro. Timmy fece un nervoso ed impacciato riscaldamento cercando di ricordarsi quello che il suo allenatore di calcio gli aveva detto, e poi si decise ad affondare le mani in una enorme busta di magnesite appesa al muro e toccare quelle buffe prese colorate.
Non rimase attaccato per pi? di qualche secondo prima di cadere. Era impossibile far attaccare le scarpe, che continuavano a scivolare, cos? come le mani, che gi? erano doloranti. Chiese allora aiuto, ed un tizio enorme gli disse come doveva usare le prese e gli appoggi, ma senza dedicargli troppa attenzione. Fu tutto inutile, non riusciva a muoversi, ed ogni sequenza che provava, o era talmente facile da risultare umiliante, o sembrava impossibile. Allora, prima di abbandonare il campo sconfitto, and? dall?altra parte della stanza, sotto la sbarra di ferro, e fece qualche trazione, sentendo gli occhi degli altri su di s?. Ispirato, decise che quello era il suo terreno di gioco, senza quelle dolorose scarpe ai piedi, e dopo qualche altra trazione prese confidenza nei suoi mezzi. Cos? si decise a lanciare il guanto di sfida, e presa una cintura da culturista, se la mise ai fianchi, dopo averci appeso qualche chilo. Due soli sollevamenti lo distrussero, ma aveva trionfato. Sentiva di avere vinto su quei presuntuosi di citt?.
Fu allora che una ragazza gli si fece incontro, e gli chiese sorridendo se potevano allenarsi assieme, dividendo la cintura dei pesi. Invece che rispondere ?tu devi essere pazza, cara mia? Timmy annu?, solo per assistere, pochi minuti dopo, allo spettacolo di lei che usava come peso lo stesso che aveva usato lui, ma facendo molti pi? sollevamenti e prendendo, invece della sbarra, una sottile lista di legno, sulla quale non metteva pi? di una falange delle dita. Timmy usc? quasi correndo, senza voltarsi e senza salutare, sentendosi ridicolo.
Dopo avere bevuto una birra al pub l? vicino, si diresse alla fermata della metro. Ad aspettare il treno, c?era la ragazza dei pesi, ed i loro sguardi si incrociarono, mentre lui voleva scomparire all?istante. Lei gli si fece incontro, ancora sorridendo, mentre lui frugava nello zaino facendo finta di cercare qualcosa, e gli disse ?non scoraggiarti, l? dentro ? un surrogato. La vera partita si gioca fuori, sulla roccia? ?ho provato solo per curiosit?? rispose lui. ?non scoraggiarti? gli ripet? la ragazza salendo sul treno.
Arrampicare in Toscana - Valle di Camaiore e sant'Anna di Stazzema
————— L. Abbarchi, T. Lonobile, R. Vigiani
ed. ToscoClimbStore 169 pagine
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