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Live! : Jethro Tull Sabato 30 Giugno 2007, Viareggio
3/7/2007 07:01:23

Cronaca di un successo annunciato ;-) nel senso che già dal parcheggio nell'ampio piazzale antistante alla Cittadella del Carnevale, si à visto subito che aria tirava: ovunque auto (difficile trovare posto), centinaia di signori attempati (sulla 50ina, tipo chi scrive :-x ) e due banchetti per la vendita del merchandising letteralmente assaltati dai suddetti atttempatoni.


In sostanza un bel ritrovo di persone che hanno ascoltato i Jethro 30 anmni fa e che non li hanno mai dimenticati (le t-shirt riportano il tour schedule, 45 date in tutta Europa, segno che effettivamente c'è un pacco di persone che li vuole vedere!).
Dimenticavo: gli "ex-giovani" si sono portati dietro i figli e le mogli e tutti quanti prendiamo posto nelle sedie dell'arena, che ben si presta a questo genere di concerti. Siamo all'aria aperta e lo spazio è molto grande, i servizi agibili e la sorveglianza non è oppressiva, tanto che all'inizio del concerto tutti abbandonano il posto prenotato per sedersi in uno migliore più vicino al palco.
Il palco sembra - sebbene molto grande - un po' troppo basso, ma in realtà sarà possibile godersi lo spettacolo bene, senza particolari problemi. In suguito verrà fuori che l'unica pecca è l'impianto che appare poco all'altezza delle aspettative, come se la band dovesse esibirsi in un set acustico. Così non sarà, ma l'impianto ed i tecnici non saranno proprio impeccabili.
Alle 9.30 - puntuali come noi anziani - si spengono le luci ed appare un ometto dimesso che inizia una specie di blues introduttivo. Sarà lui? E' forse la furia Ian Anderson che ha inventato il traverso - no, non quello a cui state pensando
:-D intendevo il flauto traverso - nella musica rock: l'uomo che solo ha sposato sonorità acustiche a ritmi incalzanti e chitarre distorte?
Stavo dubitandone, ma quando l'ometto - di nuovo, no: non quello a cui state pensando - posa la chitarra ed estrae il suo mitragliatore cromato ed inizia a soffiarci dentro.... beh, mi viene ancora la pelle d'oca a pensarci. E' proprio lui!
La band attacca con Living in The Past quasi una dichiarazione di intenti, e se ne continua con i grandi classici tipo Cross eyed Mary e My God dall'album da sempre più amato, Aqualung.
Il suono del flauto è ottimo, ed Ian si muove ancora come il Signore del Bosco a cui ci ha abituato. Vedendo salire la band sul palco avevo detto ad Enrico, mio figlio, chissà se il chitarrista è ancora Martin Barre, l'alter-ego hard-rock di Anderson. Era impossibile riconoscerlo da dove mi trovavo e dall'attuale taglio di capelli. Ma al primo riff di chitarra ogni dubbio è fugato: è proprio lui! La maggior parte dei fans ama i Jethro per il Flauto, ma io ho sempre adorato la chitarra inglese anni 70 che tesseva le trame ritmiche al di sotto e che si lanciava in quei soli cos' carichi e pentatonali. Ed anche stasera, la parte migliore delle composizioni sono i continui fraseggi flauto-chitarra e viceversa.
Se da un lato infatti, i JT sono il gruppo di Anderson, la presenza di Barre a distanza di 30 anni riconferma che di un sodalizio musicale si è trattato, e non di una monarchia. Durante il concerto Ian si assenterà per un brano, presentandolo come uno dell'album solista di Barre. Un brano strumentale senza infamia nè lode.
E' il momento della suite Thick as a Brick e di un paio di brani da Songs from the Wood. Fra i 3 strumenti che Anderson padroneggia, ecco la mia personale classifica: il flauto, urlato, parlato e sempre impeccabile testimone di una personalità musicale inequagliata; la chitarra aucustica - sembrava un giocattolo, ha la cassa più piccola del nornale - fattostà che ha il medesimo, identico, indimenticabile suono dei classici acustici dei JT tipo Wondr'ing Aloud o di Life's a long song. Ultima in classifica la voce che mi sembra un po' scaduta - sic! - certo non è possibile tenere lo stesso ritmo forsennato per 45 date a quell'età... oppure semplicemente e molto più probabilmente la voce si modifica se la si utilizza tutta una vita dietro ad un microfono.
Anderson è un cortese intrattenitore e presenta ogni singolo brano con un inglese dall'accento scozzese particolarmente facile da comprendere; mescola gags & battute a citazioni famose (un riff di Purple Haze nel bel mezzo di un nuovo brano elettrico registrato da poco). L'audience se lo culla, accentua il suo alzare la gamba sinistra e protendere la mano verso il cielo alla fine dei brani, ed il concerto procede con altri grandi classici come Mother Goose e Bouree forse il loro brano più conosciuto dai non-hardcore fans.
E si giunge alla celebrazione: l'introduzione e un po' bizzarra esecuzione di Aqualung che mi lascia un po' interdetto. Capisco che suonare lo stesso brano per 30 anni sempre al medesimo modo non sia il massimo, e che porti i musicisti ad odiare il brano in questione, ma stavolta l'arrangiamento non è dei più felici e lo spirito del brano e le sue ripartite/cavalcate si perdono in un'introduzione che dice-e-non-dice proponendo il refrain ma senza mai spararlo in faccia come nell'originale.
Poco importa: è il trionfo! Standing ovation per il Folletto che ci ha fatto passare tanti momenti indimenticabili durante gli anni 60-70 e che ancora rimane fedele a sè stesso senza mai scadere nel ridicolo (che in questi casi è sempre dietro l'angolo come un avvoltoio).
45 secondi lontani dal palco e il ritorno è l'immarcescibile Locomotive Breath. Anche Enrico balla e canta: i Jethro hanno attraversato 30 anni di storia ed ancora appassionano: hanno centrato il bersaglio!

Ma adesso teniamoci pronti: il naturalizzato Toscano Peter Gabriel ha dichiarato di avere già discusso con MIke e Phil la possibiltà di fare un tour assieme per risuonare "i vecchi brani" assieme.
Io sono pronto e voi?

 

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