climber password
site-searchCerca
Climbing - Arrampicare - Grimper
.: ZOOM tHE cOVER :.
 
Menu principale
Home Page
Notizie
Invia articolo
Archivio notizie
Argomenti

Musica
Invia articolo
Archivio articoli
Argomenti

Link
Segnala
Più visitati
Più votati

Meteo
Mappe del tempo
Previsioni del tempo
Previsioni per città

Forum
I più recenti
I più visti
I più attivi

TEST MATERIALE TECNICO
fORUM
tC Partners
USO dei COMMENTI

Rock D.O.C.G.

Utilità

Riflessioni

Usa il cervello, non il martello!
Salvaguardiamo la roccia
tOSCOCLIMB.it

FreeTibet.org


SaveTibet.org


Una giornata coi bimbi di Kasisi (Africa)


Espande/Riduce le dimensioni di quest'area
 
Espande/Riduce le dimensioni di quest'area
Speciali : Trip two di Luca Maspes 'Rampikino'
Inviato da tc il 27/4/2006 11:47:07 (3912 letture)

UP Project
Trip Two – Patagonia 2006
di Luca Maspes 'Rampikino'

   Se il Trip One l’avevamo soprannominato un “villaggio vacanze per alpinisti indipendenti”, difficili scalate in quota ma con un comodo e “servito” campo base di stile himalaiano, il secondo viaggio - Trip Two - di UP Project ha preso altre sembianze: un ambiente più “alpino” ma anche una sorta di lungo “combattimento” dove tutto pareva una scommessa.
Così è l’alpinismo in Patagonia.



(tutte le foto sono zoommabili)

     



   C’erano due obiettivi di spessore per due team e due mesi differenti.
La Nordovest del Cerro Piergiorgio, una parete ancora inviolata e che molti definiscono la più “linda” e nascosta della regione del Fitz Roy, e l’ancor meno conosciuta Nordest del Monte San Lorenzo, colosso di ghiaccio e misto situato nel Nord della Cordigliera Patagonica.

In UP la chiamiamo la “banda” ed anche questa volta era bella eterogenea. Il sottoscritto come ideatore del progetto, l’eclettico valdostano Hervé Barmasse come miglior spalla che si possa avere in ogni terreno, il giovanissimo valtellinese Elia “Panda” Andreola come cavallo da corsa saltato qui dallo scialpinismo competitivo, ed infine due talenti affermati della roccia e del ghiaccio alpino come l’altoatesino Kurt Astner ed il bergamasco Yuri Parimbelli, guide alpine ed entrambi prontissimi a giocare le carte nel loro primo trip patagonico. Per il San Lorenzo ad inizio marzo sarebbero invece arrivati due che in Patagonia erano già stati baciati da tanta fortuna e avevano risposto con classe: Il valtellinese Giovanni Ongaro e lo svizzero Lorenzo “Pala” Lanfranchi, vogliosi di conoscere una nuova zona dopo aver già messo nel sacco cime da sogno come il Cerro Torre, il Fitz Roy. Il team veniva infine completato con un determinatissimo giovane alpinista comasco alla sua prima esperienza fuori dalle Alpi, il “Berna” Matteo Bernasconi.

CERRO PIERGIORGIO – parete NW
Quasi mille metri di eccellente e verticale granito con alcune linee immaginate e già provate da cordate internazionali, in ultimo i tentativi di T.Tivadar e C. e dei Ragni di Lecco, entrambi nella stagione 2002/2003. La nostra idea: ripercorrere e terminare il tentativo “Gringos Locos” (Giordani-Maspes 1995) che si era spinto fino a tre quarti del muro roccioso.
Un mese solo il tempo a disposizione per la scalata di questa big wall e quindi una prima scommessa lo sperare di almeno 5 o 6 giorni di meteo ideale e senza vento.
Sbarcati nell’America del Sud inizia così una corsa avanti ed indietro dalla Valle del Rio Electrico, trasportando tutto il materiale da scalata fin sotto la parete, distante 30 km dalle ultime strade.
Le condizioni secche dei ghiacciai obbligano ad un campo base con due tende e non, come auspicato, in una più comoda e sicura truna nella neve. Si sfruttano subito i primi due giorni di bel tempo ed il team sale 7 lunghezze di corda, con difficoltà fino al 7a/b e A3. L’idea è di attrezzare con corde fisse fino a metà parete poi lanciare da qui un tentativo in stile alpino per gli ultimi due giorni. La parete infatti non offre possibilità di bivaccare se non nella sua parte alta ed i forti venti su questo versante sconsigliano decisamente l’uso di portaledge “normali”.
Lunedì 20 febbraio pareva per tutti il giorno decisivo: terza giornata di scalata e la possibilità di mettere una decisa ipoteca su un prossimo assalto in stile alpino verso la vetta. Nel pomeriggio però, mentre Barmasse, Astner e Parimbelli sono alla sosta 11 della via, una frana di sassi parte da una cengia e rovina a valle, investendo in pieno Maspes, che si trovava su una cengia a metà canale per filmare il team in parete, ed in parte le tende del campo base. Per Maspes, baciato dalla buona suerte, solo contusioni e ferite di varie dimensioni. Andreola invece, al riparo sotto un grosso masso sporgente al campo, ne esce fortunatamente illeso.
Il team in parete si cala velocemente ed alla sera raggiunge il campo, provvedendo subito ad aiutare il compagno per una discesa notturna verso le prime cure, prima al Fraile poi a Chaltén.
 

 Niente campo base sicuro e pericolo nel canale di accesso alla parete, la decisione unanime del gruppo è così quella di abbandonare il tentativo al Cerro Piergiorgio.
Nei 10 giorni restanti ancora un viaggio sotto lo parete per portare a valle il materiale restante e si pensa a qualche scalata più “veloce” in caso di ritorno del bel tempo.
Un primo successo con due cordate in contemporanea che il 23/2 salgono l’Aguja Guillaumet. Astner e Parimbelli per la classica via “Fonrouge”, Barmasse e Andreola lungo via “Brenner” (il libera fino al 6a+/6b). Poi, poco prima del rientro del gruppo in Italia compare ancora un ultima finestra di tempo buono


L’1 marzo, partiti nel pomeriggio da Chaltén i quattro di UP salgono fino al Passo Superior dove passano la notte in una cueva di neve, con l’idea di tentare l’indomani la scalata dell’Aguja Poincenot, il più grosso dei satelliti del Fitz Roy ed una delle poche salite fattibili dopo le nevicate ed i primi freddi dell’autunno in arrivo. Al mattino, senza Astner bloccato dal mal di stomaco, Barmasse, Parimbelli ed Andreola raggiungono la base della parete e riescono a salire la via “Whillans” di questa cima. Il primo gruppo di UP Trip Two rientra infine in Italia l’8 marzo insieme a Maspes che, a causa delle ferite della frana sul Piergiorgio, è impossibilitato dal proseguire la spedizione.

       

[PAGEBREAK]

MONTE SAN LORENZO – parete NORD
Arriva l’autunno patagonico ed un’altra banda plana in Argentina, con Barmasse che attende i nuovi compagni nel pueblo di Perito Moreno. Per arrivare alla base del San Lorenzo non si passa dalla Valle del Rio Oro (il proprietario Mario Sar chiede un pagamento di 1200 dollari a testa!) e si decide così di passare la frontiera ed entrare dal suo lato cileno partendo dal paese di Chochrane. Due giorni a piedi ed il campo base viene montato in fondo alla laguna che precede i ghiacciai della montagna. Comincia qui una lunga attesa sotto un cielo che mai promette nulla di buono: umidità, neve, un po’ di freddo. La parete Nordest compare raramente ma basta uno sguardo per capire che i canali di ghiaccio e neve che consentirebbero una salita sicura non sono in condizioni praticabili. Si pensa quindi ad un’altra linea di salita più veloce e fattibile, segnata dal grande canalone sulla parete Nord. Passano quasi due settimane ed il quartetto di UP è però ancora bloccato in basso. Unica attività del gruppo, una piccola cueva di neve scavata durante una ricognizione sotto la parete.
Domenica 26 marzo al campo base piove ancora ma Barmasse, Ongaro, Lanfranchi e Bernasconi, speranzosi in un miglioramento del tempo, si portano al campo avanzato ed il giorno dopo, sotto un cielo coperto, risalgono il ghiacciaio battendo la traccia in oltre mezzo metro di neve fresca. Arrivano sul colle dove nelle settimane precedenti avevano scavato una truna di neve e era stato lasciato una parte di materiale. Purtroppo le fitte nevicate hanno coperto tutto ed una parte del materiale è introvabile.
Viene scavata una nuova cueva con un pentolino da cucina (!), poi tutti a nanna.
Il mattino del 28 marzo il cielo è ancora coperto, ma la pressione è alta. All’alba il team comincia la sua scalata verso la vetta superando prima un muro con due tiri di ghiaccio fino ad 80° di pendenza, un tratto che dà accesso al canale che è stato individuato come direttiva per questa nuova via. Dopo le prime difficoltà, i quattro entrano nel grande canalone, già percorso dalla cordata americana di Timothy Rawson, John Hauf e Tom Walter nel 1988 che in alto deviò più facilmente a destra sbucando sulla cresta Nord del San Lorenzo senza toccare la vetta. Il team di UP lo percorre dapprima sul fondo, poi nei suoi lati per quasi 1000 metri, fin sotto il muro sommitale del San Lorenzo.
Da qui alla cima, il tratto chiave della scalata: una goulotte a forma di S che permette alla cordata di raggiungere il lato destro del fungo di ghiaccio sommitale dopo un difficilissimo e pericoloso tiro finale su neve incollata alle rocce friabili. Alle 16 il team è in vetta al San Lorenzo, dopo circa 10 ore di scalata lungo la via nuova chiamata “Cafe Cortado”, con forti difficoltà di misto nella parte sommitale della parete. Una salita rapida e senza riposo che diventa la prima via che arriva in vetta passando dalle più ripide pareti di questa montagna.
Un bellissimo successo che sigla il Trip Two di UP Project.

       

(Luca Maspes)


UP PROJECT TRIP TWO - in collaborazione con
Ev2-K-CNR - Ferrino - Mico - Grivel - Matt - Kyboom

 

Salva questa pagina nel formato:

 
Link correlati

· Articoli sull'argomento Speciali
· Articoli inviate da tc

L'articolo più letto sull'argomento Speciali:
· MONTE PROCINTO: NONA SINFONIA di Roberto Vigiani

Le ultime sull'argomento Speciali:
· Cavalcavamo la cresta di Luca Andreozzi

Visualizza pagina stampabile  Segnala questo articolo ad un amico



tC Family

Calendario Eventi
Aprile 2024
LuMaMeGiVeSaDo
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30

In Libreria

Arrampicare in Toscana - Valle di Camaiore e sant'Anna di Stazzema
—————
L. Abbarchi, T. Lonobile, R. Vigiani
ed. ToscoClimbStore
169 pagine
euro 24,00 +1,00 facoltativo per la richiodatura
da non perdere