TRIP 2 di UP Project Patagonia 2006
Argomento: Alpinismo Data: 6/2/2006
Rientrati da questi giorni di malattia vi comunichiamo il secondo viaggio del nostro amico Luca Maspes e di tutto il gruppo che prenderà parte a questa spedizione. "Un denominatore comune chiamato Patagonia per questo viaggio 2 del progetto, con due UP-team per due pareti di due diversi elementi. I luoghi sono già conosciuti e in parte già visitati, per questo il trip punta la sua mira esplorativa verso due dei problemi alpinistici più ambiti della regione, due "pezzi grossi" da provare in successione. Si comincerà verso la fine di gennaio, con un primo team sulla parete Nordovest del CERRO PIERGIORGIO, imponente muraglia granitica ..."
UP PROJECT TRIP TWO www.montagna.org - www.montagna.tv Un denominatore comune chiamato Patagonia per questo viaggio 2 del progetto, con due UP-team per due pareti di due diversi elementi. I luoghi sono già conosciuti e in parte già visitati, per questo il trip punta la sua mira esplorativa verso due dei problemi alpinistici più ambiti della regione, due "pezzi grossi" da provare in successione. Si comincerà verso la fine di gennaio, con un primo team sulla parete Nordovest del CERRO PIERGIORGIO, imponente muraglia granitica verticale che ha resistito negli ultimi dieci anni a diversi tentativi di agguerrite cordate. Un mese e mezzo di permanenza per sognare quei rari 5 o 6 giorni di bel tempo, quelli che dovrebbero servire per superare quasi 1000 metri di parete liscia e verticale. A marzo questo "long trip" cambierà invece registro e si sposterà qualche centinaio di chilometri più a Nord, alla base del SAN LORENZO, la seconda vetta più alta della Patagonia. Sul suo ripidissimo versante settentrionale, quasi duemila metri di ghiaccio e misto verticale sono ancora lì ad attendere una prima salita tra le più lunghe e tecniche dell'intera Patagonia. "Scalare in Patagonia vuol dire avere una gran dose di fortuna con il tempo e, se ce l'avrai, saperla sfruttare per bene senza perdere nemmeno un minuto di tempo. Se queste due cose si uniscono qualche speranza di successo ce l'hai. Partiremo quindi con la consapevolezza che, rispetto al Trip One in Karakorum, nelle terre tempestose della Patagonia il gioco non sarà solo in mano nostra. Le due montagne le conosco bene perchè le ho vissute in prima persona. Il granito del Piergiorgio l'ho assaggiato due volte in compagnia dell'esperto alpinista trentino Maurizio Giordani, nel novembre 1995 a tentare la Nordovest e l'anno successivo in vetta alla Cumbre Nord di questa montagna per una via nuova chiamata "Esperando la cumbre". "Aspettare la cima" è infatti quello che ci eravamo augurati ripromettendoci che prima o poi qualcuno di noi due sarebbe tornato sull'incompleta via della parete Nordovest. Su quel muro eravamo saliti per 21 tiri di corda con difficoltà fino al 7a e A4, 5 giorni totali di scalata in due periodi di bel tempo, fermati a 150 metri dalla cresta sommitale per il consueto arrivo del maltempo dal ghiacciaio Hielo Continental. Un tentativo ambizioso in sole due persone che avevamo chiamato "Gringos Locos". Primo obiettivo del Trip Two sarà quello di ripercorrere questa via interrotta e portarla fino in cima. Nonostante tutti invochino lo stile alpino come forma ideale per una grande scalata, qui sarà giocoforza usare le corde fisse come la prima volta, a causa dell'assenza di cengie per bivaccare in parete. Sarà quindi un nuovo "up & down" su e giù dal muro roccioso, a caccia di ogni mezza giornata disponibile per andare avanti. Non ho mai più trovato una scalata così bella come sulla Nordovest del Piergiorgio, un granito perfetto e una linea inventata su un muro verticale senza interruzioni. La parete, nonostante diversi tentativi negli ultimi anni, è ancora inviolata. Spero dopo 10 anni di poter rivivere quelle sensazioni insieme agli entusiasti compagni che vedranno che cosa vuol dire arrampicare lì. Nel 2002 al San Lorenzo fu invece una storia diversa. Una Patagonia veramente selvaggia e silenziosa, lontana dalla "ressa" turistica che ruota ora intorno a Chalten nel gruppo del Cerro Torre e del Fitz Roy. In due, con il bergamasco Diego Fregona, avevamo dapprima salito una cima inviolata del Cerro Hermoso battezzata da noi "Cumbre Silvia" e pochi giorni dopo tentato la lunghissima ed ambita parete Nordest del San Lorenzo, che è una vetta di neanche 4000 metri ma che lì in Patagonia, dove i ghiacciai nascono dal mare, ha le sembianze di un vero colosso himalaiano. Ironia della sorte, furono il bel tempo ed il caldo a respingerci in quella occasione, uno scioglimento generale del ghiaccio in parete che ci fece desistere a causa delle continue scariche. Per questo il Trip Two se la vedrà con il San Lorenzo già in stagione avanzata, sperando in un raffreddamento generale della fine-estate patagonica che possa diminuire così i pericoli oggettivi. Tenteremo in stile alpino, una o due cordate per 3 o 4 giorni di scalata, sfruttando quell'unica occasione che speriamo la Patagonia ci possa concedere. Il tentativo più alto sulla Nordest rimane quello dei francesi Jean Annequin e Simon Destombes che nel febbraio 1998 superarono 2/3 della parete prima di essere fermati dal maltempo." Luca Maspes UP TRIP TWO: LA NUOVA BANDA A fine gennaio partiranno i primi sei alpinisti che fino ai primi giorni di marzo se la vedranno con la parete del Piergiorgio. Luca Maspes, Hervé Barmasse, tutti e due reduci dal fortunato Trip One con un Brenna assente quest'anno per motivi professionali, saranno ancora della partita insieme a nuovi "acquisti" di spessore. Ci sarà Kurt Astner, polivalente alpinista altoatesino che negli ultimi anni è ai vertici in Italia con le sue vie nuove estreme nelle Dolomiti, il Dry Tooling ai massimi livelli e la leadership in diverse competizioni su ghiaccio in Italia. Alla sua prima esperienza extraeuropea, per Kurt questo Trip Two sarà l'occasione per mettersi alla prova in un contesto severo come quello del granito patagonico. Altra pedina importante del gruppo sarà Yuri Parimbelli, giovane guida alpina bergamasca, approdato all'alpinismo extraeuropeo proprio recentemente, nel corso della sfortunata spedizione al Nanda Devi dove purtroppo ha perso la vita Marco Dalla Longa. La forte componente di arrampicatore estremo di Yuri, con ripetizioni fino all'8c, sarà un'altro tassello determinante per andare avanti sulla verticalità della parete del Piergiorgio. Ultimo in ordine di tempo ad accettare la proposta del Trip Two è stato infine il giovanissimo Elia "Panda" Andreola. Dalla Valfurva 19 anni di pura energia che già si è espressa con successo nelle competizioni internazionali di scialpinismo ma con un occhio di riguardo anche per la scalata su roccia. Con lui sul Cerro Piergiorgio una ventata della forte spinta motivazionale che caratterizza i giovanissimi. Dopo il Cerro Piergiorgio, ad inizio marzo Maspes e Barmasse resteranno in Patagonia per spostarsi ben più a Nord verso il Monte San Lorenzo. Qui saranno raggiunti da una nuova banda che nella seconda parte di questo Trip Two avrà un mese di tempo a disposizione per tentare in stile alpino la grande parete di ghiaccio e misto di questa montagna. Dopo le tante esperienze felici e fortunate in queste terre Giovanni Ongaro farà ancora parte della squadra. Oltre alla sua maturata esperienza alpinistica a Giovanni si chiederà anche l'uso incondizionato del suo invidiatissimo talismano che attrae il bel tempo. Primo straniero di UP project, anche se solo di pochi chilometri sconfinante dall'Italia, sarà invece lo svizzero poschiavino Lorenzo "Pala" Lanfranchi. "Un trattore silenzioso" lo si potrebbe definire, uno di quelli che quando va davanti lo fa in tutte le condizioni e senza mai lamentarsi. Uno che ha già alle spalle diverse esperienze extraeuropee tra cui quattro viaggi proprio nelle terre sudamericane, insieme a Ongaro protagonista di salite velocissime anche sul Cerro Torre e sul Fitz Roy. Chiude il cerchio un altro giovanissimo. Matteo Bernasconi, comasco e Ragno di Lecco, un alpinista della nuova generazione ma con in testa l'alpinismo d'altri tempi, quello che l'ha fatto e lo sta ancora facendo sognare. Sul San Lorenzo, un altro dei suoi bei sogni, è probabile che il "Berna" troverà il suo ideale terreno. CERRO PIERGIORGIO, parete Nord Una delle più belle e compatte pareti di roccia del mondo ed il "problema" della più alta, la Nordovest, ancora aperto dopo una buona decade di tentativi. Tra i primi a confrontarsi con la Nord del Piergiorgio il Ragno di Lecco Marco Ballerini che insieme ad Alessandro Valtolina effettuò nel 1984 un primo tentativo sul pilastro Nordovest. L'anno successivo, seguendo questo pilastro i trentini Mario Manica e Renzo Vettori arrivarono in vetta dopo aver tracciato la via "Greenpeace" (800 m, difficoltà fino al VII e A1), seconda salita assoluta alla cima di questa montagna (la via normale passa sul versante opposto alla Nord). Nel ’95 i Ragni di Lecco tornano al Piergiorgio, guidati da Casimiro Ferrari. In tre diversi tentativi e con diverse cordate Mario Conti, Giuseppe Lanfranconi, Manuele Panzeri, Andrea Spandri, Riccardo Milani, Antonio Taglialegne, "Det" Alippi, Mauro Girardi e Silvano Arrigoni affrontano la parete Nordovest nella zona centrale con una dura scalata, in gran parte artificiale. I tentativi più alti (13 tiri di corda fino al punto massimo) si arrestano appena sotto il grande camino obliquo che solca la parte alta della parete, dalla cui sommità si accede ai diedri e pilastri terminali. A fine 1995 Maurizio Giordani e Luca Maspes provano a sinistra del tentativo dei Ragni, percorrendo in 5 giorni 21 tiri di corda, più di tre quarti della parete, corde fisse per metà, con difficoltà fino al 7a e A4 (via "Gringos Locos"). Un tentativo fermato dal maltempo a pochi tiri dalla cima e fino ad oggi il punto più alto raggiunto sulla parete NW. Il 1996 vede la prima salita della parete Nord/Nordest da parte del forte team formato da Pietro Dal Prà, Mauro Girardi, Lorenzo Nadali e Andrea Sarchi. La via “Pepe Rayo" segue una serie di fessure diritte per 650 m, 7a e A3, uso di corde fisse, via dedicata all'alpinista spagnolo caduto in quei giorni nel canale d'attacco alla parete. Sempre nel '96, a dicembre, la coppia Maspes e Giordani non trova le fisse in parete lasciate l'anno prima e così sale un nuovo itinerario che arriva in cima alla Cumbre Nord della montagna passando per la goulotte del Colle Nord e la cresta NE (via "Esperando la Cumbre", 2 giorni, stile alpino, diff. VI/A1/70° e misto). Quasi in contemporanea, il gruppo francese di Jerome Thinieres prova al centro della parete NW a destra del tentativo dei Ragni ma sale solo per 3 tiri di artificiale "new age" in sezioni liscissime della parete, con uso continuativo di rivetti e bat-hook alternati a spit. Nel 2001 un piccolo team francese formato da David Autheman e Michel Bordet apre il primo itinerario sulla parete Ovest, via "All You need is love", 700 m, difficoltà prevalentemente in artificiale fino all'A3. Nel 2002 due americani Jonathan Copp e Dylan Taylor per un altro tentativo di salita lungo i pilastri della parete Ovest fallito a pochi tiri dalla cima. La cronaca più recente vede ad inizio 2003 ancora un tentativo sul muro della Nordovest di un agguerrito team di giovani Ragni di Lecco coordinati dal Ragno "veterano" Mariolino Conti: Simone Pedeferri, Marco Vago, Alberto Marazzi, Adriano Selva, Daniele Bernasconi, Matteo Piccardi e Serafino Ripamonti superano qualche tiro di corda lungo la via dei Ragni prima di abbandonare per il maltempo persistente. Un mese prima c'era stato il tentativo di tentativo del team tedesco-ungherese di Thomas Tivadar, Gabor Berecz e Stephan Huber. Il pilastro rotondo tra la Nord e la Nordovest con propositi di stile alpino e scalata artificiale, utilizzando continuativamente il portaledge in parete. Alla base del muro, ancora prima che i tre cominciassero la loro via, la violenza del vento ha sollevato e distrutto il portaledge non ancorato alla parete con dentro gli alpinisti. Giusto per far capire che le perturbazioni patagoniche prima di arrivare al Fitz Roy sbattono su questo muro... SAN LORENZO, versante Est-Nordest E' la seconda cima più alta delle Ande Patagoniche ma qui l'altezza conta poco. Un gigante di aspetto "himalaiano" che va su dai 1500 fino ai 3700 metri di quota e sulla cui cima le salite si contano sulle dita di una mano, sia per quanto riguarda l'infinita via normale (percorsa per la prima volta nel 1943 dal noto esploratore De Agostini con un viaggio veramente lungo e complicato tutto su ghiacciaio) sia per quanto riguarda le poche (due? tre?) altre vie. Il versante Est/Nordest è una parete larga oltre otto chilometri e separata al centro dalla lunga e ripida cresta Est, considerata una delle più affascinanti salite patagoniche per eleganze e difficoltà globale. 2000 metri ed oltre di spigolo che fu salito da un team di Sudafricani nel 1986 in 12 giorni a/r e l'anno successivo replicato in 6 giorni a/r da parte del gruppo lecchese di Casimiro Ferrari, Danilo Valsecchi, Annibale Borghetti e Maurizio Villa con alcune varianti più dirette. Il versante Nordest, principalmente di ghiaccio e misto, viene invece considerato dagli esperti un bel problema patagonico del misto, con pareti molto alte (circa 1800 metri) e le difficoltà che non pare calino mai. Se ne parla da diversi anni negli ambienti patagonicos ma i tentativi non sono stati finora moltissimi. Nel 1998 e 1999 un doppio assalto di due cordate francesi. Nel migliore di questi due, Jean Annequin e Simon Destombes hanno raggiunto la cima della rampa obliqua a due terzi della parete prima di essere respinti dal maltempo. Fin lì ghiaccio e misto a tratti verticale nella prima parte, poi difficoltà medie nella parte centrale. La parte finale a guardare pare ancora difficile e complessa, a causa del terreno più misto e del consistente fungo di vetta da aggirare prima della cima. Nel novembre 2002, mentre si mormorava di un possibile arrivo al problema dell'asso francese Patrick Berhault, il tentativo alla parete da parte di Maspes e Diego Fregona, ritornati sul ghiacciaio dopo pochi tiri di corda a causa delle scariche di sassi e dello scioglimento del ghiaccio (6 giorni di fila di cielo azzurro senza vento, una rarità della zona!). Un mese più tardi un forse ultimo tentativo fino ad oggi da parte di una cordata svizzera con David Fasel (prima salita invernale del Cerro Torre per la via dei Ragni) e Mike Schuwey, anche loro bloccati dalle scariche e dalla stagione avanzata. Forse meglio aspettare un po' di freddo per questa parete gigante di rocce marce e ghiacci sgretolanti... TIMING SPEDIZIONE 29 gennaio: partenza dall'Italia per il Cerro Piergiorgio 5 febbraio - 3 marzo: tentativo al Cerro Piergiorgio 5 marzo: rientro in Italia primo gruppo - partenza dall'Italia per il Monte San Lorenzo 10 marzo - 5 aprile: tentativo al Monte San Lorenzo 12 aprile: rientro in Italia COMUNICAZIONE Trasmissioni via web dal campo base su www.montagna.org e www.montagna.tv SPONSOR Ferrino Grivel
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