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The Clash: Death or Glory
Argomento: Libri Data: 5/11/2006

di Pat Gilbert, Arcana, 2006, €17.50, 502 pp

Il libro ricostruisce la storie del gruppo partendo da quelle dei singoli individui.
Si comincia con Strummer, il figlio di un diplomatico inglese, e dal suo vagabondare musicale che lo porta dall'amore per il folk-rock (si faceva chiamare Woody al tempo, in onore dell'idolo Woody Guthrie) alle strimpellate (in inglese "To Strum") assieme all'amico Tymon Dogg, nelle gallerie di comunicazione della Tube di Londra dove sopravviveva, da buon busker, delle monetine dei passanti.



Si passa quindi a Mick Jones, la mente musical-eclettica del gruppo, sottolineandone l'assoluta professionalità, fantasia .... e le leggendarie menate che contribuirono alla fine dei Clash.
Quindi, dopo l'incontro fra i due, il VERO cuore pulsante della band, con azione commerciale viene inserito Paul Simonon da Bernie Rodhes, in quanto "semplicemente la persona giusta", che importa se non aveva MAI suonato un basso nè una chitarra prima di allora.
Il libro è molto acuto in questo senso, nel mostrare come Rhodes - gomito a gomito con Malcolm McLaren - mai sentito nominare? pazzesco
:-o - come i due dicevo, decidano a tavolino molte delle prossime mosse dei Clash (Bernie) e dei Pistols (Malcolm).
Fatto sta, che la meteora Pistols si brucia in un paio di anni, mentre la cometa Clash (dalle "palle più grosse" e dagli ideali per più sociali ed impegnati civilmente - dura molto più a lungo e si mette in cerca di un nuovo batterista dopo la defezione di Tory Crimes.
I tre trovano in Topper Headon il comprimario perfetto che, assieme a Jones, garantisce la musica ai Clash, mentre Simonon si studia lo strumento e Joe si cala sempre più nella parte del frontman.
Come sempre accade, la band è talmente SINCERA che il successo mondiale arriva entro breve, travalicando i confini del punk, invadendo gli USA, entrando nella Hall of Fame di Who, Led Zep, Floyd .... i gruppi insomma che tutti conoscono.
Nel libro si sottolinea sempre come i ragazzi abbiano sempre cercato di non perdere mai i rapporti stretti con i fans, con la Londra che li aveva partoriti, con i ragazzi di colore. E' magistrale vedere come da essi sia nato il feeling di mescolare musica "punk" con il reggae: gustosi episodi di vita vissuta che non volgio anticiparvi.
Si passa quindi all'immancabile inizio del declino e al conseguente scioglimento della band, passando per la patetica espulsione di Jones dal gruppo e la ridicola registrazione di Cut the Crap! (titolo profetico :-P Basta stronzate!). Ormai Jones è per la sua strada, ha fondato i B.A.D (Big Audio Dynomite) e veleggia per dischi d'oro, Headon si strafa di eroina e Joe fonda gli ottimi Mescaleros.
Ma la storia dei Clash non poteva finire così, vista la statura morale degli interpreti.... e quando Jones ricomincia a frequentare Joe e ad apparire sul palco al suo fianco per qualche bis dei fortunati del momento (di solito White Riot) tutto ad un tratto il cuore di Strummer si schianta ed il nostro muore.
Cito testualmente una parte del libro, la sua ultima intervista concessa a Gilbert:
"Ho incontrato gente a cui il punk ha cambiato il modo di vivere (...) Mi sento come se avessi incontrato ognuno di loro (...) con i Clash è stato come discendere agli inferi e ritornare (...) abbiamo dato il 110 %, ogni giorno".

Personalmente ho incontrato Strummer a Bologna, nel LEGGENDARIO concerto gratuito di Piazza Maggiore che seguì alla loro prima uscita in vinile. Preceduti sul palco da una imbarazzato Raf (sì sì, proprio lui , :-x al tempo era il bassista-cantante dei Cafè Caracas, risposta fiorentina ai Police) e presentati da un grasso e baffuto Michael Pergolani (seppellito sotto una grandinata di lattine) - adesso basta con le relative sennò si perde il senso - i quattro salirono sul palco verso le 10,45 e smisero due ore e mezza (!!) dopo solo perchè Jones svenne You're rite Joe: 110 %
A fan




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