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Le lenti Polarizzanti degli occhiali da sole
Pubblicato da: tc , il: Apr-29-2009

GLI OCCHIALI DA SOLE E LE LENTI POLARIZZANTI

 Spesso diamo moltissima importanza al materiale che utilizziamo in montagna, al vestiario, agli zaini alle scarpe ma non prestiamo la stessa attenzione agli occhiali, oggetto essenziale per proteggere i nostri occhi dai raggi dannosi del sole spesso vengono considerati soltanto per il loro aspetto estetico e non per la qualità.
Sono stati provati degli occhiali Made in Italy.
I modelli provati in questa occasione sono una maschera da sci e due occhiali così detti da sport.



Sulla maschera da sci era stata montata un lente con tecnologia CRX (Chromolex), questa lente fotocromatica permette alla lente di cambiare categoria in pochi secondi e passare così da una colorazione di categoria 1 a 3, permettendo di ottimizzare la protezione di chi indossa le lenti, consentendo di utilizzare una sola maschera sia con la nebbia che con il sole. Grosso vantaggio in un'attività come quella dello sci in cui spesso si passa da zone di ombra a sole, o da bel tempo a nebbia, in breve tempo.
E’ stata riscontrata un’ottima ventilazione della maschera che ne impedisce l'annebbiamento anche in momenti di sforzo e sudorazione del viso.
Sugli occhiali erano state montate lenti Polarizzanti Plarfun che separano selettivamente la luce utile (verticale) dalla luce bianca (orizzontale) e assorbono i raggi luminosi riflessi orizzontalmente rimuovendo in tal modo i riflessi abbaglianti. Questa tipologia di lenti da una sensazione di benessere e di riposo anche dopo lunghe giornate passate in quota con forte esposizione solare e riverbero della neve.
Continuera il test anche durante il Trofeo Mezzalama dove le situazioni di stress non mancheranno.
Cristian Balducci, Guida Alpina
 

 COME FUNZIONA LA LENTE POLARIZZANTE? di Toni Lonobile

 Gli atomi di una sorgente di luce ordinaria emettono luce sotto forma di brevi impulsi. Ciascun impulso è costituito da un treno di onde elettromagnetiche pressoché monocromatiche (tutte della stessa lunghezza d’onda). Il vettore campo elettrico associato a ognuna di queste onde forma con la retta di propagazione un certo angolo, detto azimuth, che normalmente può assumere qualsiasi valore. All’interno di un treno di onde di luce naturale, gli azimuth sono distribuiti casualmente tra gli infiniti valori possibili: si parla quindi di luce ordinaria o non polarizzata. La luce risulta polarizzata, invece, se i vettori associati a ciascuna onda elementare hanno tutti lo stesso azimuth – se vibrano tutti nel medesimo piano. Più precisamente, un treno di onde siffatto si dice linearmente polarizzato. Esistono altri tipi di polarizzazione: si parla di polarizzazione circolare se il vettore campo elettrico non vibra costantemente su un piano, ma ruota intorno alla direzione di propagazione mantenendo sempre la stessa ampiezza. Si parla invece di polarizzazione ellittica se il vettore campo elettrico compie un’analoga rotazione intorno alla direzione di propagazione, ma variando l’ampiezza nel corso della rotazione in modo da descrivere con la “punta” una traiettoria ellissoidale.

La polarizzazione di un fascio di luce può essere completa o parziale; nel primo caso, tutte le onde che lo costituiscono sono caratterizzate dalla stessa direzione di polarizzazione; nel secondo, la polarizzazione riguarda soltanto una frazione delle onde che compongono il fascio.

In parole più semplici la luce del sole viaggia in tutte le direzioni.
Quando colpisce una superficie riflettente (acqua, neve, asfalto …) subisce un processo detto di POLARIZZAZIONE ed i suoi raggi iniziano a vibrare solo entro un intervallo bidimensionale (verticale ed orizzontale). Le radiazioni luminose polarizzate da superfici orizzontali sono una delle principali fonti del fenomeno chiamato “riverbero” e possono essere causa di abbagliamento, diminuzione della percezione visiva, distorsione dei colori, affaticamento ed irritazione oculare.
Le radiazioni luminose non polarizzate, invece, portano al nostro occhio le informazioni utili, quali la visione dei colori e la percezione dei contrasti. Le lenti polarizzanti (dette a “struttura verticale”), non si limitano quindi solo a ridurre la quantità di luce che le attraversa (come le comuni lenti da sole), ma raddrizzano ogni raggio luminoso che le colpisce obbligandolo ad attraversarle esclusivamente sull’asse orizzontale. In tal modo viene ridotto al minimo il riverbero, e restituito comfort visivo e qualità dell’immagine.

 Come nasce l'idea di polarizzare la luce?


Tutto avviene nei primi anni 20, Polaroid (un marchio registrato dalla Polaroid Corporation) è il nome di uno speciale foglio di plastica utilizzato per polarizzare la luce.
Il supporto iniziale, il cui brevetto venne registrato nel 1929 (Brevetto 1918848) e sviluppato successivamente nel 1932 da Edwin H. Land, consiste in una serie di microscopici cristalli di iodiochinina solfato o herapatite immersi in un film polimerico trasparente di nitrocellulosa. Durante il processo di fabbricazione i cristalli aghiformi sono allineati mediante l'applicazione di un campo magnetico. Tale foglio è dicroico: tende ad assorbire la luce polarizzata perpendicolarmente alla direzione dell'allineamento dei cristalli, lasciando passare la luce parallela ad essi. Questo materiale viene pertanto usato come polarizzatore. Da questa data iniziano i lavori di ricerca e realizzazione per creare una lente polarizzante la luce.

 tOSCOCLIMB.it
Bibliografia

- Land, E.H. (1951). "Alcuni aspetti dello sviluppo del film polarizzante". J. Optical Society of America 41 (12), 957-963
- Wikipedia.org
- MSN Encarta.





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