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Parco Nazionale dello Stelvio - Valfurva - Falesia i Forni
Argomento: TOPOS Data: 13/8/2014

Falesia Forni Valfurva
Valfurva

   [FALESIA] Alta Valtellina (SO) Alpi Retiche - Parco Nazionale dello Stelvio - Valle dei Forni - Valfurva
  
Presto online l'imperdibile falesia dei Forni a cura di GA Eraldo Meraldi. Imperdibile perché situata a 2178 mslm e dato il caldo si può approfittare del fresco, del bel rifugio 'Ghiacciaio dei Forni' (gnocchetti di castagne, speck e torte ... non so se rendo l'idea!) e arrampicare su vie dal 4c al 7c con prevalenza di vie nobig, quindi ideali per tutta la famiglia, poi passeggiate e ben altro la mente fresca ci consentirà di inventarci.
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 FALESIA I FORNI
Alta Valtellina (SO) Alpi Retiche - Parco Nazionale dello Stelvio - Valle dei Forni - Valfurva - ITALIA


di GA Eraldo Meraldi

  La Valle dei Forni in Valfurva interamente inserita nel Parco Nazionale dello Stelvio, nel periodo estivo è il luogo ideale per semplici passeggiate, escursioni più impegnative, ascensioni e traversate in quota sulle montagne del gruppo dell’Ortles-Cevedale; nel periodo primaverile è una mecca per lo scialpinismo.

   “La Guida alla Valtellina ed alle sue acque minerali” a cura del Club Alpino Italiano Sezione Valtellinese – seconda edizione 1884 descriveva già allora in modo splendido la zona: L’escursione che sogliono fare quasi tutti coloro che soggiornano anche per poco a S.Caterina è quella alla Valle del Forno e al suo ghiacciaio. La gita fino alle Baite del Forno può farsi sugli asini o a piedi in circa quattro ore, due nell’andata, e poco più di una e mezzo nel ritorno. Essa è fonte di care soddisfazioni così a quegli che è avido di campi di neve e di vette rilucenti di ghiaccio, come al geologo che vi può ammirare tra masse di scisti a mille colori, l’alternarsi di banchi di calcare saccaroide e di porfidi-dioritici, come al botanico che vi può trovare ricca messe di preziose piante. La Valle del Forno si apre verso oriente; la via, attraversato il piano di S.Caterina, sale per pascoli e boschi i fianchi del monte sulla sponda destra del Frodolfo. < Dopo il cammino, di forse due ore, scrive lo Stoppani nelle “Serate Dello Zio”, per un comodo sentiero che serpeggia entro i burroni, sostenuto talvolta da travi e da rozzi ponti di legno sopra i precipizii, la valle sembra chiudersi interamente. Sol vedersi giù in fondo a destra, da una gola angusta spumeggiare il torrente. Ma appena superata quella specie di barriera di rupe arrotondate, che accennano all’antica estensione del ghiacciaio, il quale strisciandovi sopra la sua lenta mole, lo rodeva e lisciava come non può meglio il più abile lapidario, eccovi quasi per incanto un ampio vano, un vasto bacino circondato da rupi inaccesse, da frane scoscese, da vette nevose, eccoci in faccia lo smisurato ghiacciaio. Esso scorre nella sua parte inferiore in fondo alla valle come un ampio fiume, irrompe nel suo mezzo in guglie o sèracs stupendi, e si dispiega in alto a guisa d’immenso ventaglio. Si giunge là dove la vedretta comincia scendendo lungo una ripida parete. La salita fino al sèracs si compie senza difficoltà anche da signore. Una veduta quasi piena di questo, che è tra i più superbi e più compiuti esempi di ghiacciai giganti che siano nelle Alpi, si ha dalle Baite del Forno, le quali trovansi sopra un ripiano del monte, in mezzo a prati ridenti, di fronte alla vedretta meravigliosa.
Falesia Valfurva Eraldo Meraldi
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Falesia Valfurva Eraldo Meraldi
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 Scheda tecnico-storica
  
   Le falesie dei Forni risultano molto comode ed apprezzate nelle giornate soleggiate estive. Divise in cinque settori ravvicinati, offrono un’arrampicata molto varia, da vie facili ottime per scuola d’arrampicata anche per bambini, a vie medie su belle prese nette, ed infine vie molto tecniche leggermente strapiombanti su piccole tacchette di resistenza che impegneranno anche i climber più allenati. Il luogo è tranquillo e sereno, immerso totalmente nell’incantevole natura circostante.

   Il rifugio Ghiacciaio dei Forni (m. 2178), raggiungibile attraverso la strada carrozzabile che sale da Santa Caterina Valfurva per 4,5 km, si trova in località Forni, sopra il parcheggio alla fine della strada. Da qui, per gli amanti della comodità, parte il servizio navetta che, mediante jeep, porta al rifugio Pizzini, lungo la Val Cedec. Dalla parte opposta ci si inoltra invece nella valle che fa da culla all'imponente ghiacciaio dei Forni, il più grande ghiacciaio alpino di tipo Himalayano, con tre imponenti bacini che si uniscono in un'unica lingua glaciale. Il rifugio (ex Albergo dei Forni) venne eretto nei primi del '900 come approdo per tutti i turisti che venivano ad ammirare lo spettacolo della natura che il ghiacciaio dei Forni offriva, arrivando poco distante il rifugio con la sua colata glaciale. Purtroppo l'arretramento mondiale dei ghiacciai ha colpito pesantemente anche il "Forni", che in 150 anni ha perso circa 2 chilometri del suo fronte.
   Fin da metà ‘800 era possibile soggiornare alla “casa dell’oste al Ghiacciaio dei Forni” come si può ammirare in alcune stampe in lingua tedesca; in seguito, nel 1896, grazie ad un ampliamento, la famiglia Bozzi volle proporre una struttura alberghiera in quota dotata di vari confort. “L’albergo”al ghiacciaio dei Forni, oltre all’escursionismo, e all’alpinismo, già in quegli anni offriva ai propri ospiti, un campo da bocce, da tennis, oltre una serie di servizi quali il parrucchiere, servizio religioso e sanitario, posta e telegrafo. Presso il rifugio a testimonianza di tempi passati si possono ammirare, manifesti suggestivi, antiche brochure pubblicitarie, cartoline d’epoca, oltre un interessante plastico di gesso del Gruppo Ortles-Cevedale realizzato nei primi anni del ‘900. Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale il rifugio fu come tanti altri rifugi della zona, adibito a caserma e in seguito ristrutturato. Ora è il punto di partenza per escursioni naturalistiche e storico-etnografiche anche per la presenza nelle vicinanze di numerose trincee e camminamenti e sentieri della triste guerra bianca.
   Il bosco che sta intorno al rifugio e che si espande fino alla vicina Val Zebrù risulta essere la cembreta più bella d’Europa; il Pino cembro pianta nobile e sempreverde può raggiungere anche i settecento anni di vita e dà ospitalità ai tanti scoiattoli che scorazzano liberi nella natura. I dintorni sono popolati anche da numerose famiglie di marmotte che con i loro fischi di allerta si fanno spesso sentire. Il sottobosco e le radure circostanti sono ricche di continue fioriture e questo rende il luogo bello, armonioso e rilassante.
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