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Appennino Toscoemiliano, Sasso Rosso, C'è poco da ridere
Argomento: Vie e Multipitch Data: 14/9/2009


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 Appenino Toscoemiliano - Parete Sasso Rosso - Via "C'è poco da ridere" di R. Vigiani e L. Siliani - R3/7a (6c obb) 260 m
   Per motivi di salute non scalo da due mesi  (pork! e sic!) ma rimango sempre legato in qualche modo ai compagni di sempre. Così, oltre che sentirci per varie cose ricevo una chiamata da Roberto (Vigiani) che mi racconta che è appena tornato dalla Marmolada dove si è fatto la Vinatzer con corda da 80m e, logicamente, tiri di stessa misura (aggiungo per il popolo: in giornata, con cliente e in tempo per riprendere la funivia!, ndr), poi mi dice: "Apri un pò la posta che ti ho spedito una mail", apro, leggo e rispondo: "Una via sulla parete del Sasso Rosso, poco frequentato, ma cosa ci sei andato a fare?" , "La Luisa voleva un pò di avventura
... sai com'è, allora siamo andati ..." , segue...


Appennino Tosco Emiliano, Parete di Sasso Rosso
Via "C'è poco da ridere"

Roberto Vigiani, Luisa Siliani – 2009
(Leggere Bene il Nota Bene in fondo)

Aperta dal basso in 7 ore e "onsight" l'08/09/2009
Sviluppo
: 260 metri
Difficoltà Max.: 7a, R3
Difficoltà obbligatoria: 6c+
Materiale utilizzato:
- una serie di Camalot completa fino al 3 compresi i micro e i tricam piccoli
- una serie di Stopper BD compresi i micro
- tutti i chiodi utilizzati e  le soste sono stati lasciati

   C’E’ POCO DA RIDERE
Qualcuno forse vedendo tante mie vie aperte a fix ravvicinati avrà esclamato “il Vigiani sta invecchiando”, in effetti l’età porta sempre saggezza e induce a rischiare sempre meno, specialmente quando si ha famiglia e ci si sente responsabili verso di loro. In realtà pensandoci bene sono sempre stato prudente anche in età giovanile ma una vena  esplorativa, innata e necessaria dentro di me, mi ha sempre portato a cacciarmi in situazioni pericolose dove ho dovuto tirar fuori tutta la mia esperienza e le mie capacità per venirne a capo.
Questo è successo su alcune mie vie alpinistiche aperte sopratutto in Apuane dove l’uso di alcuni spit non ha che affievolito il rischio presente su quest’ultime. Su Apuanika>> al Monte Bardaiano, per esempio, ero partito con l’intenzione di non usare spit. Dopo che sui primi tre tiri ho già rischiato oltre i miei parametri limite sul quarto, prima di non raccontarla più, ho ceduto al compromesso di usarli almeno dove la roccia non riceveva nessun tipo di protezione alternativa. L’ideale  nello stile“ trad “ l’Ho raggiunto in Sardegna sulla Punta Cusidore nel 2004 dove con Larcher ed Oviglia abbiamo aperto “Mercanti di Chiacchere”, 700m saliti on sight di cui 200 di 7a, tutti protetti con friends e nuts e piantando pochi chiodi quasi esclusivamente alle soste. Trovare linee non ancora scalate cosi logiche e di roccia perfetta dalle nostre parti è quasi impossibile, però durante una delle mie ripetizioni con clienti della via dei Fiorentini al Sasso Rosso avevo notato sulla  sinistra un evidente sistema di fessure diedro che prometteva una bella arrampicata classica. Ho deciso così di andare a dare un’occhiata e nonostante fosse già presente un tentativo a spit e una vecchia via aperta non so da chi , sono riuscito a tirar fuori un itinerario logico e indipendente che segue una serie di fessure diedro collegate da alcune sezioni in placca abbastanza impegnative.
"C'è poco da ridere" non raggiunge gradi olimpici e sugli ultimi due tiri siamo fuggiti un po’ a sinistra  sul facile perché era troppo tardi   (torneremo a completare l’opera!) ma l’impegno nel  piazzare le protezioni mobili e i numerosi blocchi instabili nella parte alta della via richiedono un livello di attenzione massimo. I chiodi usati sono tutti stati lasciati in parete e per il resto bastano friends e nuts. Nonostante questo le sezioni obbligatorie sono impegnative e delicate e richiedono al capo cordata di dominare il 7a a vista con protezioni lontane e in alcuni casi difficili da piazzare.
In Futuro penso che tornerò a ripulire la via per renderla più sicura e raddrizzarla nella parte alta intanto se qualche impavido alpinista amante del trad e delle emozioni forti volesse avventurarsi a ripeterla ecco di seguito la relazione….to be continued!
Roberto Vigiani




Accesso:
Da Castelnuovo Garfagnana prendere per il Passo delle Radici, superare Castiglione Garfagnana e Cerageto. Poco dopo sempre sulla strada per il Passo sulla sinistra prendere il bivio per Sassorosso che in breve porta a un grosso spiazzo vicino ad un campetto da calcio (casottino con tavolino). Posteggiare e scendere per traccia appena dietro il parcheggio verso delle evidenti placche grigie sulla destra (monotiri chiodati con evidenti strisciate grigie lasciate dagli spit). Poco prima di raggiungere la parete chiodata un  sentiero scende a sx  nel bosco e con tornanti porta nel canale alla base della parete di Sassorosso.
Arrivati nel Canale in fondo al sentiero risalire brevemente sotto parete e in breve costeggiandola raggiungere l’attacco della via.

Relazione:
 L1 : attaccare poco a sinistra del tentativo a spit su placca (circa 50 ma a sx della via dei Fiorentini) per evidente fessura diedrica .Salire  per circa dieci metri e traversare a dx sotto lo strapiombo per fessura in dulfer, segurla finchè non si raddrizza e continuare per essa a incastro di dita e dulfer fino a traversare a dx in sosta in un evidente grottino. (lasciato un chiodo, il resto proteggibile con friends e nuts ma con tratto obbligatorio difficile).
L2: salire sopra la sosta e imboccare un diedro fessura strapiombante e impressionante ma in realtà ben scalabile fino al suo termine ( friends) appena usciti un bel chiodo protegge un traverso su placca a dx e con altri 15 m in parete aperta da proteggere si arriva in sosta.
L3 : si sale il facile pilastrino fino  alla sosta in comune con la vecchia via (blocchi instabili in uscita)
L4 : Nel diedro sopra la sosta sale la vecchia via (chiodi) mentre la fessura appena a dx è quella che dovete seguire. Dopo circa 15 m un buon chiodo protegge il traverso esposto in placca con i piedi in aderenza ( obbligatorio) e per parete aperta raggiungere la sosta.
L5 : sopra la  sosta direttamente per difficile parete con alcuni passaggi obbligatori protetti da  chiodi, superare uno strapiombo e continuare per difficile diedro svasato e con roccia da verificare fino in sosta (due chiodi + camalot giallo).
L6 : dalla sosta direttamente per il diedro fessura soprastante all’inizio muschioso e con blocchi instabili (non abbiamo avuto tempo di pulirlo) e alla sua fine uscire verso  dx (blocchi instabili) e poi traversare a sx per rampa fino all’albero di sosta.
L7 e L8 : salire prima verso sx e poi verso dx per roccette con la possibilità di  proteggersi sugli alberi fino a raggiunger la crestina che porta al bosco sommitale . In breve traversando a sx si scende al parcheggio.

NOTA BENE: i gradi sono stati dati da Roberto che in questi ultimi anni è in forma come non l'ho mai visto e sono da prendere come indicativi. Il 7a  max è sicuramente 7a o forse 7a+, ma non oltre. Agli eventuali ripetitori è consigliato o meglio è raccomandato di dominare pienamente il 7a onsight (ovvero VIII+ grado UIAA) e di avere una certa dimestichezza nell'utilizzo delle protezioni volanti data la distanza fra i vari (pochi) punti in parete nei tiri più difficili.
Rimanendo in tema di protezioni chi ha gli Alien o utilizza gli Alien (molto meglio dei Camalot, li trovate da RVBSport a Sarzana) può portarsi la serie completa + Rosso, Blu e Giallo BD che sono misure introvabili degli Alien, non sò neanche se esistono.
A tutti, buon divertimento. Toni Lonobile

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