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Speciali : Cavalcavamo la cresta di Luca Andreozzi
Inviato da tc il 2/3/2015 10:07:41 (5331 letture)

la_nuova_scena
La nuova scena

   [SPECIALI] Cavalcavamo la cresta di un'altissima e meravigliosa onda
  
Luca (Andreozzi) ma quanti biscotti di frolla di grano saraceno hai mangiato quella sera e quanto è bello ritrovarti dopo molti anni di alti e di bassi, Gli alti e bassi, soprattutto questi ultimi, i bassi, sono quelli che ti aiutano a diventare più grande e più forte, Oggi è una giornata piovosa ma non importa, Quel che importa è la luce che uno ha dentro e la giornata si colora, scrivo senza punti perché i punti determinano una fine, scrivo con le virgole perché tra le virgole si trova di tutto, ognuno legge quel che gli pare e interpreta come gli pare, infine, rivolto a tutti, un invito a leggere le pagine di Luca e a guardare le foto di una nuova Scena del Boulder Toscano che è già nata ed è realtà affermata, senza sguardi sospettosi verso gli altri ma soltanto miscela di passione e puro divertimento, come è giusto che sia

ORA SU ROCK DOCG>>


 “Cavalcavamo la cresta di un'altissima e meravigliosa onda, e ora, meno di 5 anni dopo, potevi andare su una ripida collina di Las Vegas e guardare a ovest, e col tipo giusto di occhi, potevi quasi vedere il segno dell'acqua alta, quel punto dove l'onda alla fine si è infranta, ed è tornata indietro”
(Paura e delirio a Las Vegas)
 CAPITOLO I
"TONINO"


“Dov'è finita la scintilla?

Tonino mi guarda senza aspettare una risposta, forse la sua era solo una domanda retorica. Io mi prendo qualche istante per riflettere, approfittando della cosa per mandare giù l'ultimo boccone (aveva ragione, quel torrone era davvero fantastico).

La cena casa sua era stata mezza improvvisata quella sera stessa. Ero ancora sotto i blocchi quando guardando l'orologio e mi ero reso conto di essere in ritardo. Sarei arrivato a casa di Tonino una quarantina di minuti più tardi ancora sporco di magnesite, nemmeno il tempo di salutarci che cedo alla sua ospitalità ritrovandomi con le gambe sotto al un tavolino e con un bel piatto fumante davanti gli occhi. Siamo alla macedonia quando iniziamo a rievocare vecchie old times stories, parlando della scalata toscana, e dei personaggi che l'hanno caratterizzata nel corso degli anni. La conclusione sempre la stessa: a quei tempi, negli anni '80, era tutto diverso, in toscana come nel resto del mondo. Allora tutto era possibile, tutto era da fare, e si viveva alla giornata, come se l'indomani potesse succedere chissà quale, enorme, stupefacente rivoluzione, a cambiare il concetto stesso di “possibile”. Tonino come chiunque altro abbia respirato un po' di quegli anni, mi racconta di orde di giovani nostrani scapestrati armati di scarpette e trapano, che marinavano la scuola per andarsene a caccia di linee, di movimenti, di sogni, riuscendo nel loro piccolo a ricalcare l'eroico entusiasmo dei grandi nomi dell'arrampicata mondiale e “riproducendola” in scala anche tra le nostre falesie, tra le nostre rocce. Ecco come le prime falesie sportive dalle nostre parti sono nate dall'idea di chi aveva una vera scintilla d'entusiasmo dentro, diventando lui stesso simbolo di quell'energia, di quella voglia di fare e di scoprire che era l'arrampicata negli '80. C'era chi se ne andava per locali con ai piedi le Mariacher, chi faceva le gare di trazioni monobraccio, chi provava le vie di notte per soffiare la prima salita.. interminabili viaggi in furgone verso le grandi mete francesi con in bauliera solo imbrago e scatolette di tonno. Questo bastava, nel mondo come in Toscana. Quella generazione di scalatori stava davvero cavalcando la cresta di un'onda magnifica, fatta di tutte le infinite possibilità che offriva un mondo pieno di roccia da scalare.

Alla fine butto giù sto boccone di torrone. Ripenso alla domanda di Toni. Dura dare una risposta, così, su due piedi, perché è chiaro: qualcosa ad un certo punto si è inceppato, e tutto, all'improvviso, si è fermato. La scintilla non c'era più, e l'onda alla fine si era rotta, ed era tornata indietro. Forse è stato perché quei ragazzi scapestrati alla fine sono diventati uomini e padri di famiglia, ed il senso di avventura è decisamente scivolato sotto nuove priorità. Forse è perché i gruppi si sono sciolti, perché il gatto e il topo di colpo erano stufi di rincorrersi.. o forse semplicemente perché d'aria non si vive. Nemmeno di arrampicata. E adesso?

Non nascondiamolo. L'arrampicata in Toscana è ferma e statica, quasi appartenesse ad un altro tempo, ad un'altra generazione, ad un altra concezione. Non c'è confronto, non c'è ricambio, e sebbene sia brutto da ammettere i nostri arrampicatori sono praticamente sempre gli stessi da 20 anni a questa parte, ed il gruppo di entusiasti, quello che dava vita a cose nuove, non è mai stato naturalmente sostituito da uno nuovo, un passaggio di testimone sempre atto al progresso ed allo sviluppo di una passione condivisa come l'arrampicata, all'interno di un territorio che pur essendo ricco di bei posti oltre che di bella roccia, è considerato da sempre arido se non privo di potenzialità dagli stranieri e dai toscani stessi.

Toni è ancora lì ad aspettare la risposta, e dovrò muovermi a dargliela, dato che è più di metà articolo che lo tengo sulle spine. Prendo fiato e faccio per parlare, ma qualcosa mi interrompe, il mio telefono che squilla. Toni mi gesticola di rispondere, di non farmi problemi. Sono le 23.00, dev'essere una cosa piuttosto importante. Rispondo. E' Zeno.

“Dove sei?” mi chiede.
“Da Toni, perché tu dove sei?”
“In cima al Diamante, ho fatto Clara!”


Poco dopo mi arriva la foto di lui in cima ad un sasso (Il Diamante), con la frontale in testa. Sotto di lui, alla base del sasso, un gruppo di ragazzi se ne sta raccolto intorno ad un fuoco. Tutti hanno le braccia alzate al cielo buio, e poco lontana, illuminata dalle fiamme, sventola una bandiera nera dei pirati.

“La scintilla? Eccola qua!”

Mostro la foto a Toni, spiegando che sono i ragazzi che ho lasciato a Huliveto prima di cena, che hanno continuato a scalare per tutto questo tempo, durante la polenta, durante la macedonia e perfino durante il torrone. Non crede alle proprie orecchie, e sebbene io ormai sia abituato a questo genere di cose, non nascondo il mio stupore.

“Ma chi sono questi matti?”
“Caro Tonino, ti presento gli Huliveto Boyz!”

  CAPITOLO II
"LA SCENA"
 L'aria è cambiata in Toscana, e forse per la prima volta dopo anni, c'è qualcosa di nuovO da dire. C'è un vera e nuova “scena”, trainata da una nuova generazione di appassionati, il cui tempo storico è qui e adesso, e che si danno da fare per valorizzare i nostri territori e far capire al mondo che a noi non ci manca niente. Stiamo parlando del fenomeno boulder, di cui non si è ancora parlare ancora poco o nulla in proporzione al potenziale regionale. Per fortuna oggi sembrano essere molto meno gli arrampicatori che fanno fatica a considerare questa attività parte integrante dell'arrampicata, e sebbene con 15 anni di ritardo, anche in Toscana il boulder sta prendendo piede. Grazie alla scoperta ed alla riscoperta di vecchie e nuove aree boulder, la nostra regione sta infatti scrollandosi di dosso tutto il muschio e la polvere che l'ha fatta scivolare nel dimenticatoio, rischiando di diventare (senza esagerare) una delle regioni italiane più ricche di bella ghiaia su cui scalare, partendo dal granito fine dell'Isola d'Elba con vista mare ai boschi fatati e la roccia vulcanica dell'Amiata e Sassofortino, passando dai quarzi arancioni dell'Isola del Giglio e le tacche taglienti del calcare di Huliveto Tanks.

Sono questi i luoghi dove potete trovare la scintilla, quell'entusiasmo che si credeva morto e sepolto, che vive oggi dentro nuovi personaggi, nuovi scapestrati armati questa volta di spazzole e rock'nroll, come la ciurma piratesca del BLACK FLAG, gli Huliveto Boyz, Francesco Arbi e tutti i ragazzi della Hubble, Benjo Chiesi, Lorenzo Frusteri (ndr) e molti altri che come loro, hanno dato vita a qualcosa di bello e per tutti senza chiedere nulla in cambio, ma solo con la voglia di condividere luoghi, giornate e sassi e forse, far fare all'arrampicata Toscana quel passo in avanti che da sempre merita di fare.
   CAPITOLO ULTIMO
"LA CONCLUSIONE"
 Per la prima volta in Toscana mi guardo intorno e vedo arrampicatori che uniscono le forze gettando le fondamenta per quello che potrebbe essere un ambiente sano e ricco di arrampicata, al passo con i tempi e lontano da vecchi stereotipi in cui l'erba del vicino è sempre più verde. C'è una nuova onda da cavalcare, sta a noi cercare di arrivare più lontani possibile, e cercare di alimentare costantemente quell'entusiasmo e quella passione che ci tiene in equilibrio senza perder tempo in crociate vecchie di 20 anni che mai avranno davvero fine.

Siamo umili, siamo veri. Basta perdersi in battibecchi e frustrazione. Posiamo l'ascia di guerra ed impugniamo una spazzola, che di roccia da spazzolare ce n'è ancora tanta, di discorsi invece ne abbiamo fatti anche troppi!

LUCA ANDREOZZI

Arianna Molla - (Sassofortino, settori invernali)

Bengio Chiesi - Joe Cocker (Monte Amiata) (1)

Bengio Chiesi - Joe Cocker (Monte Amiata) (2)

Cristiano Carchidio - Jesus Chris Superstar (Sassofortino, settori invernali)

Cristiano Mattioli - Se sei bu'o dillo (Sassofortino, settori invernali)

Cristiano Mattioli - (Sassofortino, settori invernali)

Diego Cavallo Pazzo Gaetani - Crowding (Isola d'Elba)

Francesco Arbi - (Isola d'Elba)

Francesco Arbi - Carrajo (Isola d'Elba)

Giulio Nicolai - Gronchi (Huliveto Tanks)

I fondatori del Black Flag
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